venerdì 21 aprile 2023

EROS E PRIAPO

La vignetta di Natangelo sulla coniuge del Lollo è di cattivo gusto, certo. Ma coglie nel segno: per un fascista è avvilente assai, lo sberleffo in camera da letto.
Dovendo scegliere, poi, meglio di gran lunga avere dei vignettisti politically incorrect che un governo di fascisti.
Noi, che non ci facciamo mancare niente, abbiamo l'uno e l'altro.





sabato 25 marzo 2023

MACBETH

Si inceppa qualcosa nel cervello, a maneggiare il potere.
E del cuore, manco a parlarne!

giovedì 23 marzo 2023

ARRENDETEVI, PRODI FRANCESI!

Victor Hugo si vantava di essere stato il primo ad aver usato quella parola, in un romanzo.
Noi esprimiamo la nostra solidarietà a tutti i novelli cambronne di Francia che allo stesso modo rispondono al giovanotto dell'Eliseo e alle sue cosiddette riforme: non arrendetevi!


sabato 11 marzo 2023

FACITE AMMUINA

Con quel che è costato fare una seduta del Gran Consiglio in trasferta ci camperebbe un villaggio africano per tre mesi, forse un anno.

Ma è noto che i soldi dei contribuenti è meglio spenderli per far morire piuttosto che per far vivere.

E poi, fare ammuina, è importante.

venerdì 10 marzo 2023

ETEROGENESI DEI BOSSI E DEI FINI

Come è stato già detto, è probabile che lo scafista (sorta di vilain del terzo millennio), dopo un salto in libreria (ha visto al circolo Apocalypse Now e, per capire il colonialismo, vuole procurarsi Cuore di tenebra, avendo già letto Fanon), nella sosta al bar per cappuccino e brioche, abbia distrattamente sfogliato il Corsera, venendo incidentalmente a sapere che la Signora in nero gli darà la caccia per tutto il globo terracqueo, a mo' di Achab con la balena bianca.
Terrorizzato, deciderà di cambiare lavoro, e si trasferirà in Arabia Saudita, dove terrà un ciclo di conferenze sul femminismo di Luce Irigaray.
Sarà l'inizio di una nuova era per i diritti delle donne di Jeddah.

giovedì 9 marzo 2023

GRAN CONSIGLIO

Se si sospettassero forme di intelligenza in questo pianeta desolato, convocare un consiglio dei ministri a Cutro avrebbe il sapore dello sberleffo. Ma è un rischio che non corriamo.


mercoledì 8 marzo 2023

PIANTE E DOSI: DI TUTTO IL FASCIO UN'ERBA

Chiedere (sperando di ottenere) le dimissioni di Piantedosi, o del suo puparo, atto perfino doveroso per chi ancora si fregi di appartenere al genere umano, rivela però grande ingenuità, configurandosi come maldestro tentativo di svuotare il mare con un cucchiaio, ovvero, mala tempora, il Mediterraneo con una bara.

Vassalli, valvassori e valvassini della Signora hanno subito difeso (spada tratta, lancia in resta) l'ineffabile questurino, dimostrando, ve ne fosse bisogno, che la sensibilità, esagerando, il pensiero, del personaggio, siano merce, carico per quanto residuale assai, affatto condivisi nella compagine di governo cosiddetta.
 
C'è chi ritiene il termine "fascismo", abusato, pertanto svalutato, e che a furia di gridare al lupo, non ci creda più nessuno. C'è chi ritiene che facendo finta di niente si arrivi al lager, all'olocausto, e senza passare dal via. 
Opinioni.

Fascismo non è leggi razziali (per quanto ci siano), non è guerra (per quanto ci sia), non è olio di ricino (non c'è, perché pare che i social siano più convincenti). Questi sono solo sue logiche e banali (Arendt) conseguenze.
Fascismo è uno stato dell'anima. Un felice ma non raro amalgama, equilibrato cocktail, di Egoismo, Vigliaccheria, Stupidità, Ignoranza. Il resto vien da sé, come per magia.

Saremmo però troppo generosi se riconoscessimo al governo in carica tutto il merito di questo edificante scenario. Per quanto la nuova classe dirigente si lanci con zelo e in mille direzioni, senza ipocrisie, infingimenti, pudore alcuno, in pensieri, parole, opere e omissioni che rivelino la sua più intima natura, dobbiamo ammettere, ahimè, che si trovi la strada già spianata, lastricata dalle pie intenzioni dei tanti che quegli scranni prima avevano occupato, a destra e a manca.
 
La soluzione?!? 
Non c'è! 
 
Ci sono voluti almeno quarant'anni di ingegneria sociale per varare l'Uomo Nuovo. Ce ne vorrebbero altrettanti per liberarsene. Ma non c'è tempo.
 
La bomba è già caduta, Marcondiro'ndero
la bomba è già caduta, chi la prenderà?

venerdì 25 marzo 2022

SI VIS BELLUM

La storia si ripete, secondo Marx. Ma intanto la scienza fa passi da gigante.

Uno studio di Harvard ha dimostrato che mettendo una parrucca a Marco Minniti si ottiene esattamente Nathalie Tocci. Il che consentirebbe notevoli economie di scala in questi tempi di crisi.

 



venerdì 2 agosto 2019

E UN BABBO NATALE CHE PARLAVA D'AMORE... *

Pare che i dinosauri fossero meno intelligenti di noi. Il che è una notizia.
Rispetto a loro avremmo dunque ancora qualche possibilità di evitare l'estinzione della specie umana. Ma non facciamoci illusioni: l'intelligenza media dell'animale uomo sarà pure superiore a quella del brontosauro, ma le classi dirigenti sono quelle che sono, nel paese del Gattopardo, del familismo amorale, della "prevalenza del cretino".
I migliori sono i primi ad andarsene, ma all'estero non son messi meglio, e tutto il mondo è paese.
Greta ci dice che il re è nudo, e, si sa, ci vuole il candore di un infante per arguirlo.
Ma c'è chi non vedendo la luna si accanisce sul dito: i sarcasmi su di lei, il suo aspetto, patologie e genealogie, denotano certo, e sarebbe niente, somma cialtroneria, ma pure la totale mancanza di argomenti per confutare le tesi, di puro buon senso, della ragazzina svedese.
Non è detto che coloro, poi, che si affrettano a salire sul suo carro (sia mai fosse quello del vincitore), magari agitando lo stendardo di un ecologismo fariseo, portino prestigio e non discredito a questo giovane movimento.
Ora, ci sarebbe da preoccuparsi, se vivessimo sulla Terra. Ma per fortuna l'umanità si è trasferita sul Pianeta Feisbuk, dove malattia e morte non ci sono (figuriamoci le mutazioni climatiche!), e ognuno vive da leone, e mica per un giorno!
Chi si voglia interrogare sui destini di questo movimento, e per soprammercato dell'umanità tutta, non può trascurare questa marziana migrazione. Greta è fenomeno mediatico, social, appunto. Chi si ricorda più di Aylan, bimbo-migrante trovato morto su una spiaggia turca?
Mai più morti in mare, tuonarono i potenti! E per trentasei ore non si parlò d'altro. Poi venne Sanremo o la coppa di pallone, e l'olocausto poté continuare.
Ora, che migliaia di giovani e giovanissimi si mobilitino in una lotta per la sopravvivenza del Pianeta, o meglio della specie umana sul Pianeta, non può che commuovere. Ma per quanto tempo lo faranno, e quali le motivazioni profonde, e quanto son disposti ad investire di sé, dei propri interessi e privilegi di occidentali paffutelli? Perché il cane non mollerà facilmente l'osso...
Difficile non cedere al pessimismo. Abbiamo visto troppe rivoluzioni, ma ormonali, poi fagocitate. Troppi figli uccidere padri, ma per sostituirsi ad essi. Temiamo che anche Greta (non lei, animata certo dai migliori propositi, ma "il fenomeno Greta") si sgonfierà appena i media troveranno altro spettacolo da trasmettere. Un attore che strepita sulla scena, poi più nulla.
In fondo, la nostra nuova vita sul Pianeta Social è passata attraverso una certa qual semplificazione dei processi mentali: basta ragionamenti! Un "mi piace”, o centosessanta caratteri. E che siano sgrammaticati, sennò nessuno capisce!
Quale attenzione possiamo sperare possa riscuotere un tema secondario e noioso come l'estinzione della specie umana?

Che fare?

C'è chi spera nella pedagogia delle catastrofi. Ma intanto quelle spazzano via larghe fette di umanità, e sono gli innocenti a farne le spese. Nelle periferie del mondo il cambiamento climatico miete vittime. Ma i potenti non vivono in periferia.
E quand'anche il cancro ci divorasse, come ci divora, e per via dello scellerato sviluppo per la ricchezza di pochi, e quand'anche apocalittiche inondazioni o siccità ci decimassero, la religione del nostro tempo ci porterebbe a tutto addebitare a un dio cinico e baro, o della malasorte. Ma se proprio ci risolvessimo a fare la rivoluzione, allora questa si esaurirebbe in qualche post o qualche tweet.
Riportare gli esseri umani sul e nel Pianeta Terra dovrebbe essere il presupposto. Un lavoro di lungo periodo, oltre i panem et circenses della liquida modernità. Un bagno di responsabilità, o nelle gelide invernali acque del Mediterraneo, sbalzati da un barcone in avaria, tanto per gradire, o tanto per capire la condizione di coloro che lasciamo morire in mare (migranti sempre più anche climatici); un bagno di consapevolezza nel torrente esondato che ci restituisce cadaveri al gran sudario del mare, tanto per gradire, o tanto per capire che le nostre scelte in campo di energia o rifiuti, in generale di economia ed ecologia, portano alla catastrofe planetaria (né ci salva l'onirico viaggio sul Pianeta Ueb, essendo, la Terra, l'unico posto ancora dove poter poggiar i piedi e coltivar patate).
Insomma, se fatti non fummo a viver come bruti, è giunto il momento di dimostrarlo.

Nel nostro piccolo faremo Il Filo d'Erba, per una cultura della responsabilità: per resistere al montante nonsenso di astrazioni virtualizzate e di connesse demolizioni ambientali, per contrapporvi le mille articolazioni e fruttificazioni di una cultura dell'abitare la terra, in sintonia con i nostri bisogni quotidiani di esseri umani e con i cicli ecologici del mondo naturale. Un mondo che, fin quando glielo consentiamo, continua a supportarci in quanto organismi facenti parte della rete planetaria del vivente (non OGM).
Guarderemo con simpatia e partecipazione ai fridays for future e a tutti i movimenti trans-nazionali e inter-umani che si muovono in quella direzione. Sperando che i tempi brevi necessari per una inversione di rotta (per non andare a sbattere contro gli iceberg di mutazioni irreversibili, sia climatiche che mentali) siano compatibili coi tempi lunghi di una rivoluzione culturale planetaria.
Ora diamoci da fare.


* Pubblicato sul Numero Zero de Il Filo d'Erba

GIUDIZIO UNIVERSALE *


Il primo angelo suonò la tromba: grandine e fuoco, mescolati a sangue, scrosciarono sulla terra. Un terzo della terra andò bruciato, un terzo degli alberi andò bruciato e ogni erba verde andò bruciata.   
                                                               
(Libro dell'Apocalisse)

Si può essere credenti o non credenti, neganti, dubitanti, speranti, ma certo la "fine del mondo" esercita su tutti un fascino sinistro. Essendo abbastanza probabile che le cose abbiano avuto inizio,  avranno anche una fine. "Se non ora, quando?!" potremmo dire, beffardamente.
Stando alle teorie dell'illustre scienziato Vittorio Feltri, essendo che su Bergamo sia piovuto insistentemente il 15 gennaio, il riscaldamento climatico sarebbe una bufala. Il mio frutteto, invece, si secca di più ad ogni estate: chi avrà ragione? Purtroppo per me, per lui, per il resto dell'umanità, è la comunità scientifica, quella vera, a dare l'allarme.
Poi, solo uno struzzo, non vedrebbe quel che l'umanità ha "scaricato in atmosfera" negli ultimi, diciamo, duecento anni. Un intervallo temporale così breve (rispetto ai tempi dell'universo), ed una modificazione così intensa.
In passato questo si chiamava progresso, e, a danno dell'ecosistema, ha portato ad un costante miglioramento delle condizioni medie (e sottolineo "medie") di vita delle popolazioni, quantomeno occidentali. Ma il pianeta non essendo infinito, con le risorse in calo, e il clima impazzito, diventa sempre più difficile garantire miglioramenti, ed anzi, le "medie" sono in deciso calo.
Quindi assistiamo al paradosso che si continua a devastare il pianeta per garantire, e solo apparentemente, un miglioramento delle condizioni di vita, ma solo ai più ricchi nei paesi più ricchi.
Ci sarebbe bisogno di una "cultura del limite" e di una più equa ridistribuzione delle (poche) risorse.
Ora, se immediatamente si corresse ai ripari, potremmo sperare di invertire il processo. Ma vi risulta che si stia facendo? I governi, totalitari, neototalitari, pseudodemocratici, non sono forse espressione di quelle elite un po' strabiche?!?
Non ci rimane che fare causa allo Stato! E' l'idea che portano avanti su Giudizio Universale (http://giudiziouniversale.eu/) e che noi apprezziamo e sottoscriviamo. Fatelo anche voi. Siamo in pericolo!

* Pubblicato sul Numero Zero de Il Filo d'Erba

sabato 7 luglio 2018

BUON AUSPICIO


Caro Compatriota,

voglio vedere i tuoi figli morenti in un barcone alla deriva nel Mediterraneo.
Ma se non hai figli non ti preoccupare.
Basterà tua madre, tuo padre, tuo fratello, tua sorella, tua moglie, tuo marito.
Coi polmoni pieni di acqua salata, annegare.

E voglio li veda anche tu.
Ché se non vedi non credi.

Non ti voglio male, rammenta. Ti voglio bene.
E appunto voglio farti capire, condividere con te, certi semplici concetti: la vita, la morte, il cosmo.
Insomma, riportarti tra gli esseri umani.

Mi darai atto non sia cosa facile!

EVOLUZIONE DELLA SPECIE

Pittella padre finì in galera, medico, per essersi preso cura dei brigatisti feriti.
Pittella figlio per aver rubato.

domenica 24 giugno 2018

SERVILISMO

Questo è infatti il mezzo di cui si valgono per ricompensarsi del loro estremo servilismo e  condiscendenza verso i loro superiori; poiché nulla è più ragionevole, da parte degli schiavi e degli adulatori, che d'esigere da tutti quelli che stan loro sotto le medesime imposte che essi stessi pagano a chi sta sopra di loro.
Henry Fielding

giovedì 7 giugno 2018

CAMBIAMENTO

Esistono parole che ci rivelano lo spirito del tempo.
E che rilasciano l'attestato di imbecille a chi le usi.
Ieri buonismo, nelle sue varie declinazioni.
Oggi cambiamento.

GOVERNO DEL CAMBIAMENTO

Arrivati al potere dimenticano le promesse fatte in campagna elettorale.
Per fortuna.

venerdì 16 marzo 2018

SEMAFORO ROSSO

Stare a sinistra significa stare dalla parte del più debole.
Ricòrdatene sempre. Anche perché, il più debole, una volta o l'altra, potresti essere tu.

domenica 13 agosto 2017

OSSESSIONE

Venne un tale, e mi disse: "Ma tu vivi ossessionato da Minniti!"
Gli mostrai la mia tavola imbandita: "Non c'è ragione, vivo bene e non manca mai la peperonata nel mio piatto!"
Piuttosto dovrebbero esserlo quei poveri africani, che dopo terribili odissee nel deserto, violenze nelle carceri libiche, salgono infine su un barcone sgangherato e misurano la distanza tra la vita e la morte sugli umori, gli appetiti, le ambizioni, di quel mortifero personaggio.
Eppure, tra mille disgrazie, almeno hanno la fortuna di non averlo mai sentito nominare.
Infatti son pieni di vita.

AIUTIAMOLI A CASA LORO

Sgombriamo il campo dagli equivoci. 
Se il mio vicino di casa decide di venire ad abitare a casa mia (ed io ignaro), qualche problemino me lo metto, qualche obiezione gliela faccio.
Se però le notti vado a svuotargli il frigo o gli prendo a sassate le finestre, qualche ragione ce l'avrà pure. No?
Ma questi sono ragionamenti complessi, di alta filosofia. Richiedono l'uso combinato di cuore e cervello, e gli italiani sono sconvolti da ben altri problemi. Il calcio-mercato, per esempio.
Prendiamola da un'altra parte.
Aiutiamoli a casa loro, si sente dire in ogni contrada. Prima lo diceva solo Salvini. Ora anche Berlusconi, Renzi e Di Maio. Prima lo diceva solo Sallusti, ora anche Giannini, Mieli e Travaglio. Basterebbero queste convergenze parallele a far accapponare la pelle. Ma soprassediamo.
L'umanità dolente che dall'Africa si riversa su di noi non chiederebbe altro che di essere aiutata a casa propria. Se il verbo aiutare avesse un significato univoco.
Peccato, ma è solo un particolare, che coloro che usano 'sta formula siano gli stessi che fino a ieri hanno bombardato, o, essendo dei tipi "armiamoci e partite", più modestamente auspicato che si bombardasse o mandato altri a bombardare, mezzo pianeta, affinché le donne si togliessero il burka, gli uomini si tagliassero la barba e, visto che ci siamo, ne venisse fuori anche la benzina per la Twingo. Le stesse nobili personcine che hanno fatto accordi coi peggiori dittatori purché ce ne venisse (a loro più che a noi) un qualche vantaggio, infischiandosene dei diritti umani e, più in generale, del benessere delle popolazioni. Peccato davvero che siano gli stessi che hanno depredato l'Africa con colonialismi e neocolonialismi, favorendo le multinazionali occidentali che fanno e hanno fatto incetta di risorse e di terre. Petrolio, diamanti, coltan... Gli stessi, ne sa qualcosa la ministra Pinocchi (con problemi di diottrie, poverina), che hanno venduto armi ai peggiori stati stragisti (RWM di Domusnovas, CA), ed in barba alla legge italiana (185/90). Insomma, gente raccomandabile.
Ora, se fossi africano, e questi signori si mettessero in testa di aiutarmi, qualche preoccupazione ce l'avrei.
Meno male che c'è Minniti! 
In fondo a lui va il merito di aver tolto il velo di ipocrisia (fuor di metafora: la grata alla cloaca) che copriva il PD, dando la stura (vedi alla voce Codigoro) a perle di amministrativa e democratica saggezza.
Meno male che c'è Minniti, che fa qualcosa, urlano i tifosi. Costringendo il boyscout di Rignano ad una affannosa rincorsa, e per un pugno di voti. Peccato che, di striscio, ci lascino la pelle i migranti.
Perché sì, è tutto un elencare il magna magna delle cooperative nell'assistenza ai migranti (come le avessi organizzate io, e non loro, favorendo una gestione opaca e illegale); il business criminale dei cosiddetti scafisti (come li avessi voluti io, e non loro, impedendo ogni "corridoio umanitario"); le condizioni disumane nei centri di "accoglienza" libici e, guarda guarda, italiani (come li avessi inventati io, e non Giorgio Napolitano con l'ineffabile Livia Turco).
Tutte cose vere! 
Quindi?
Quindi aiutiamoli a casa loro, dicono.
E come? Favorendo dei progetti di sviluppo dal basso, che prevedano il coinvolgimento delle popolazioni, secondo le loro inclinazioni, usi e culture, e non portando trattori dove non ci son pezzi di ricambio per trattori, o peggio, foraggiando dittatori perché costruiscano muri e continuino a tiranneggiare sulle popolazioni, voglio sperare!?!
Ma come corri! Per ora accontentiamoci dello slogan: aiutiamoli a casa loro!
Già, ma intanto che cominciamo ad aiutarli a casa loro, cosa facciamo di coloro che sono già in viaggio?
Ma come sei drastico! Metti mille problemi! La soluzione è semplice!
Criminalizziamo le ONG, intimidiamole, costringiamole ad andarsene: a quel punto, quelli che non affogheranno, saranno massacrati, le donne stuprate, nelle galere libiche, in virtù dei soldi e le armi che forniremo loro (ai libici) per il servizio, e vedrete! Sì, vedrete!
Vedete, vedete, come son diminuiti gli sbarchi!?!
Insomma, aiutiamoli a casa loro!
Suvvia, aiutiamoli a casa loro! 
E dai!

MICROMEGAS

Fare peggio di Hollande sarà impresa titanica.
Ma noi abbiamo sconfinata fiducia in Macron.

mercoledì 9 agosto 2017

SOGNO NUMERO UNO

Sto sulla nave Iuventa.
Abbiamo appena fatto salire a bordo uomini donne e bambini che ci guardano con gratitudine.
Sulla barca che li ha portati fino a qui c'è un signore
Secondo il governo, i media, il popolo e i radical chic, si chiama scafista. 
Secondo il governo, i media, il popolo e i radical chic, è cattivissimo, criminale (e ha due o tre kalashnikov sotto la gonna).
Ma io: "Scusi, signor Scafista, può scendere un attimo dalla sua barca? Sa, il signor Minniti mi ha chiesto di affondarla... "

SOGNO NUMERO DUE

Sto sulla nave Iuventa.
Abbiamo appena fatto salire a bordo uomini donne e bambini che ci guardano con gratitudine.
Vedo avvicinarsi la nave di Save The Children, e mi prende il panico.
Se metto il broncio - sai come sono permalosi gli scafisti!? -, quello la prende male, estrae da sotto la gonna uno dei tre kalashnikov, e mi fa secco.
Se non metto il broncio - sai come sono fetenti i delatori!? -, quello mi denuncia immediatamente per "simpatie scafiste" a Di Maio, Cartosio, Sallusti, Travaglio, e finisco in Siberia come Dmitrij Karamazov.
Gesummaria! 

martedì 8 agosto 2017

IL BUCO NELL'ACQUA DEL MASCELLUTO

Siccome c'è un giudice a Berlino, tutta la vicenda dell'incriminazione delle ONG per eccessiva umanità si rivelerà un buco nell'acqua. Buco dove però, intanto, moriranno, risucchiati, migliaia di africani, non piu soccorsi dalle ONG, bloccate e intimidite da zelanti magistrati più realisti del re.
Re che nel contempo, dalle parti del Viminale, si guarda allo specchio, e si vede crescer la mascella ("Specchio delle mie brame... son io il più fascista del reame?!?"). L'Italia non volava cosi alto dai tempi delle leggi razziali, pensa compiaciuto.

Quel che i media, la politica, e buona parte dell'opinione pubblica fascistoide, non riescono a capire, e non riescono a sopportare (si nota da certe isteriche reazioni), è che ci possano essere delle persone, ancora in questa epoca, che disinteressatamente, senza riempirsene le tasche, si occupano di salvare vite umane, lottano per salvare l'umanità (in senso fisico e metafisico). E via, a buttar merda addosso. Buonisti, li chiamano; con disprezzo, stizza, rancore.
Al netto dei quaquaraquà, la società si dividerebbe, quindi, in due sole categorie, i buonisti, e i coglioni. 

Alla Norimberga del XXI secolo, solo loro, i ragazzi della Iuventa, saranno assolti.
Minniti e Pinotti, per quanto piu bravi di Gianni e Pinotto nel farsi ridere dietro perfino dai libici, loro no: un'onda anomala del Mediterraneo li sbalzerà fuori dal Transatlantico facendoli scivolare dritti nella fogna della Storia. E non ci saranno ONG a salvarli.

domenica 5 febbraio 2017

IL MINESTRONE E' SEMPRE DI SINISTRA

Se dovessi scegliere tra Matteo Renzi e i suoi oppositori interni (due a caso: D'Alema e Bersani) sceglierei l'antipatico boyscout di Rignano.
Non mi sembra che gli altri, gli oppositori, nella loro purtroppo lunga storia politica, abbiano fatto cose "di sinistra" più del presuntuosetto toscano (due a caso: guerre e privatizzazioni).
La faida è tutta interna al PD, non riguarda i contenuti, e al massimo ha risvolti anagrafici e di potere: Edipo e Macbeth.
I contenuti, da quarant'anni, son sempre gli stessi: un progressivo e micidiale appiattimento sulle posizioni delle classi dominanti e sui loro interessi. Occhetto buttò il bambino con l'acqua sporca, vennero Veltroni e D'Alema, poi Bersani, e ora Renzi. Fatti della stessa sostanza di cui sono fatti i padroni.
Com'è di moda dire: la lotta di classe c'è ancora: la combattono i ricchi contro i poveri. Quel partito ne è lo strumento privilegiato, l'arma letale: c'è un solo PD e Ichino è il suo profeta.
Ma per mia fortuna non mi occupo di partiti (e non devo scegliere tra due disgrazie).
Men che meno, di partiti di destra.

domenica 22 gennaio 2017

MINISTERO DELL'AMORE

Per non farsi odiare occorrerebbe anzitutto non farsi odiare.
Ci sarebbe anche un'altra via, per la verità. Ma la percorrono solo gli imbecilli.
Consiste nell'ammazzare chi ci odia, chi pensiamo (il sospetto è importante) possa odiarci, e chi pensiamo (la prevenzione è importante) potrebbe odiarci.
Ma se abbiamo intrapreso questa strada, siamo degli imbecilli. Quindi avremo difficoltà a scegliere chi ammazzare. Ci accontenteremo allora di ammazzare quelli diversi da noi, ch'è scelta di grande buon senso (dal punto di vista di un imbecille).
Importante, però, è non chiedersi mai perché ci sia quest'odio nei nostri confronti. Le domande poste a noi stessi fanno male alla digestione. Ma è un rischio che l'imbecille non corre.
In tutto questo nostro ammazzare, e sarebbe ragionevole aver sotto casa, una fabbrica di bombe... In tutto questo nostro ammazzare, e sarebbe meglio farlo coi droni, ché siamo persone impressionabili... In tutto questo nostro ammazzare (sia che i morti ci odiassero o meno, sicuramente prenderanno ad odiarci i loro parenti, amici e conoscenti), non facciamo altro che moltiplicare l'odio nei nostri confronti.
Ma noi non ce ne accorgiamo: è il vantaggio dell'essere imbecilli.

domenica 15 gennaio 2017

STORIE DI NASI, DI CUORI, DI PANCE E DI CANI

Il ministro Minniti, che nacque dalemiano e morirà pure peggio, vuole rilanciare i campi di concentramento per migranti. Uno per regione, dice.
E non contento, come l'odiato Berlusconi vola in Africa a fare accordi con dittatorelli e rais, affinché ci facciano da cane da guardia: coi loro metodi spicci e notoriamente rispettosi dei diritti umani, e in cambio di fiumi di denaro o magari armi (noi Sardi ne costruiamo di eccellenti e adattissime a sventrar bambini), tengano lontano dai nostri occhi la marea di disgraziati che fugge dalle nostre splendide guerre umanitarie. In gergo, fare il lavoro sporco.
Emma Bonino esorta a mettere anche un po' di cuore in codeste faccende, ma il cuore per mettercelo bisogna avercelo.
E potrebbe essere la tragedia personale dell'ottimo Minniti, che sebbene, lombrosianamente, e a proposito di cani da guardia o da salotto, assomigli sempre più ad un dobermann, ed essendo questi ultimi forniti di muscolo cardiaco, non ne ha finora, nella sua carriera eccessivamente lunga, mai dato prova di possesso (Sarà finito, il cuore, dentro un panino? magari il famoso panino di Soru!? Vi ricordate di Soru? Era stato un presidente della Regione Sardegna... ).
Storie orride, da raccontarcele un Gogol o un Bulgakov; ché lo sapevano fare bene.
Ma torniano al buon padre della patria.
Egli, in cuor suo si fa per dire, è in buona fede e vittima di se stesso, ovvero del Potere ("Tu sei il Potere", diceva De Andrè in Storia di un Impiegato). Il Potere plasma le coscienze. Ma le coscienze plasmate, (nelle pseudodemocrazie) plasmano il Potere (che ha bisogno del consenso). Un cane, magari un dobermann, che si morde la coda, insomma. La pancia va in cortocircuito col cervello.
I nostri fratelli maggiori avevano lottato per portare la fantasia al potere. Ci è arrivato lo stomaco.
Ma la pancia, può essere razzista?
Il razzismo presuppone un pensiero. Un pensiero malato, ma un pensiero. La pancia non pensa, qualche volta al massimo gorgoglia.
Minniti, uno statista vero, interpreta il "pensiero" degli Italiani perché ha bisogno dei voti degli Italiani, per perpetuarsi al potere. Io non sono razzista ma, ci dicono loro. Ed hanno ragione.
Secondo Flaiano, i nostri connazionali son sempre pronti a correre in soccorso del vincitore. Devono arrangiarsi, tengono famiglia. Ed infatti nessuno li ha mai visti accanirsi contro un africano ricco.
Siamo figli e vittime del Novecento. Due guerre mondiali e un genocidio. Un imbecille che si credeva Napoleone convinse i Tedeschi (e il Mascelluto, per dirla con Gadda, gli Italiani) a fare guerre in lungo e in largo, e, giacché c'erano, a sterminare un popolo, una "razza". Quindi, è comprensibile, i nostri padri (o i più avvertiti tra loro) ci hanno insegnato a pensare al razzismo come al peggiore dei mali.
E se non fosse così? E se ci fosse di peggio?
Gli Italiani hanno ragione. Loro non sono razzisti ma.
Ma anche peggio.

giovedì 5 gennaio 2017

IL DITO E LA LUNA

I cialtroni dell'informazione fascistella, e con loro una fetta forse maggioritaria di Italiani (ciò spiega meglio di un trattato cosa sia l'Italia) sono molto indignati perché un gruppo di prigionieri del lager si sarebbe ribellato "prendendo in ostaggio" gli aguzzini.
Questi signori (i cialtroni) sono gli stessi (coi summenzionati Italiani al seguito) che si lagnano perché gli immigrati sarebbero ospitati "a spese nostre in alberghi a cinque stelle", e pure "pagati quaranta euri al giorno!".
Noi, che auguriamo di cuore a questi patrioti di passare le vacanze, o per soprammercato l'esistenza tutta, rinchiusi in siffatte magioni (o, a scelta: traversata del deserto e incontro coi "predoni", soggiorno in Libia con "animazione", o "crociera" nel Mediterraneo), piangiamo la morte della giovane mamma Sandrine Bakayoko, i cui sogni si sono infranti contro il muro della nostra "accoglienza".
Non sappiamo niente del caso specifico, però, e speriamo che i giudici facciano luce e giustizia.
Sappiamo invece come vengano generalmente trattati gli esseri umani ospiti in codeste strutture, e quali siano i livelli di cura, assistenza ed ascolto riservati alle loro esigenze, alla loro salute, alla loro dignità.
E proviamo orrore e vergogna.

COMPETIZIONI

La realtà supera sempre la fantasia.
(Perché) la realtà non ha bisogno di essere verosimile.

PROSPETTIVE

Scrivevo per cambiare il mondo.
Scrivo per combattere l'Alzheimer.

domenica 18 gennaio 2015

A fin di bene

Molti italiani sono indignati (complici anche giornali e televisioni di Berlusconi, sempre in prima fila quando si tratti di stimolare l'intelligenza e i buoni sentimenti delle persone), perché si sarebbe pagato un riscatto per la liberazione di Greta Ramelli e Vanessa Marzullo. Dodici milioni di dollari, secondo alcuni.
Più o meno la decima parte di quello che costa alla collettività un solo aereo da guerra F-35.
A prima vista, questi cittadini indignati, e quei giornalisti con loro e più di loro, potrebbero apparire dei comuni cialtroni.
Non è così.
Essi si preoccupano della fame del mondo e della sovrappopolazione che (secondo loro) ne è la causa.
Quindi (con la morte nel cuore e un po' ovunque) preferiscono spendere i soldi (degli italiani) per uccidere vite umane (gli F-35, per esempio) piuttosto che per salvare vite umane (Greta e Vanessa, per esempio).
Ma solo perché ciò ridurrebbe il numero degli abitanti sul Pianeta.

Antipolitica

E' il nome che i ladri danno alla Politica.

sabato 17 agosto 2013

Un nuovo femminismo nonviolento?

In fondo non c'è da stupirsi che esista Marco Cubeddu (qui) - che scrive bene com'io saprei bene progettar droni -, o che ci sia, nella nostra bella Italia, perfino chi gli paghi uno stipendio perché lo faccia.
Quel che stupisce, o forse nemmeno, è che ci siano persone, e tante, disposte a perdere tempo ed energia, per discutere, confutare, stigmatizzare quel bel concentrato di (pericolose) banalità che ci propone.
Non lo conosco, né farò l'errore anch'io di consumare del tempo per conoscerlo. Potrebbe anche non credere a quel che dice (in fondo, così, ha ottenuto il suo bel quarto d'ora di notorietà). La mia opinione è che ci creda: sono parole, le sue, che vengono, diciamo così, dal cuore.

Angelino Alfano ci fa sapere che un terzo degli omicidi, in Italia, ha come vittima le donne. Per riderne, potremmo obiettare che, essendo i restanti due terzi costituiti da uomini, il femminicidio cosiddetto, non sarebbe poi quell'emergenza che ci vogliono far credere.
Ma c'è poco da ridere.

Il mondo è bello, si sa, perché avariato. E la mia libertà dovrebbe terminare dove comincia la tua. Anche se i confini sono labili e spesso tracciati col sangue (di chi ci ha aperto la strada e talvolta la mente) e secondo logiche di dominio (patriarcale, culturale, economico, eccetera eccetera).
Di fronte alle esibite grazie della principessa Cunegonda, un Candido qualsiasi può reagire in mille modi differenti. Piacere, disinteresse, indignazione. Ma tutto dovrebbe rimanere entro i limiti del rispetto delle idee (tantopiù se diverse dalle nostre) e delle persone (tantopiù se diverse da noi). Il resto è nevrosi.

Forse Cubeddu ha un merito. Ci ha raccontato con semplicità quello ch'è il pensiero (malato) dominante e ricorrente del maschio italiano (anche di sinistra, anche radical chic, anche "nonviolento") e quindi della società italiana tutta (anche delle donne in larga parte).

Magari è solo folklore.
Magari no. E da qui alla violenza (o almeno alla sua giustificazione, alla sua assimilazione) il passo è breve. Molto breve.

Non servono tanto leggi, quanto cultura, "condivisione e inclusione", "buon esempio".
Non serve una società dove le donne siano costrette a togliersi il burqa (perché lo decidiamo noi e l'imponiamo a suon di bombe) né una dove siano costrette a metterlo (perché fa finta di chiedercelo con freudiana piroetta il buon Cubeddu).

Una società che si interroghi su come debbano vestire le donne è ancora una società malata.
Ancora battaglie (di uomini) sul corpo martoriato delle donne.

Serve un nuovo femminismo, per uomini e donne di buona volontà, che sappia guardare, e parlare, al mondo con gli occhi, la mente, il cuore della nonviolenza.

L'inverno arabo

Molto tempo fa, quando bin "Goldstein" Laden non era stato ancora inventato, ho vissuto (per un anno) in un paese della galassia musulmana. C'era povertà, come da noi, e c'era ingiustizia, come da noi. Gli uomini erano vestiti di bianco e pregavano spesso (non sembravano più infelici dei nostri). Le donne erano vestite di nero e non le si vedeva pregare (non sembravano più infelici delle nostre).
Poi è venuto Obama bin Laden (ho scritto Obama), l'undici settembre "che-il-mondo-non-è-più-lo-stesso", e un po' di guerre per rilanciare l'industria bellica e procurarci un po' di benzina per la Punto.

Ora che abbiamo pacificato (non è così?) l'Afghanistan, l'Iraq, la Libia, e costretto le donne a togliersi il burqa, come piace a noi, potremmo perfino concederci un meritato riposo.
Ma la nostra igienica aspirazione a vivere (e far vivere) nel migliore dei mondi possibili ci rende instancabili. E i nostri servizi segreti hanno lavorato, tanto, per portare la primavera in quei paesi.
Le emissioni in atmosfera, però, son quelle che sono, oramai. C'è il buco dell'ozono, i ghiacci si sciolgono.
Il clima è impazzito ovunque, "non ci sono più le mezze stagioni".

La primavera è stata breve, l'estate non si è vista.
E' arrivato l'inverno.

martedì 26 marzo 2013

Il riso di Pierluigi, il pianto di Pierpaolo

Ieri ho partecipato ad un'assemblea sindacale di operai metallurgici.
Esistono ancora operai metallurgici (se in casa avete il frigorifero e in garage la macchina non lo dovete a Bersani ma ad un operaio metallurgico che guadagna, quando gli gira bene, la ventesima parte di quel che guadagna l'ottimo sorridente Pierluigi stringentemani). Anch'io, grossomodo, sono operaio metallurgico.
La storia è sempre la stessa, da quindici o venticinque anni. Ma forse ha origini più lontane.
C'era la guerra e c'era la fame. Questo insegnò la vita ai nostri genitori. E i nostri genitori in qualche modo la insegnarono a noi. Ma noi - e c'era stato il Sessantotto e il Settantasette, poi erano venuti Reagan, Craxi, Berlusconi - non sapemmo più insegnarla - "i ventri obesi e le mani sudate, i cuori a forma di salvadanai" - ai nostri figli. E, non essendoci più le lucciole, la campagna era desolata, mentre le luci elettriche della città sfavillavano seducenti di mille colori.
Fu così che i lupi (due gambe cattivo, quattro gambe buono) si impadronirono del mondo.
Le imprese servivano a far arricchire lorsignori: spremute come limoni, poi gettate via.
Talvolta erano statali. Bisognava prima regalarle agli amici. Lì interveniva Pierluigi, a lenzuolate.
I lupi (due gambe cattivo, quattro gambe buono) non hanno cuore, qualche volta nemmeno cervello e, pur essendo "rapaci", sono di vista corta. Forse perché Dio è morto, forse perché Marx è morto, forse perché nessuno ha insegnato loro la vita, vengono su così.
Anni fa non c'era la Bocconi e c'era Adriano Olivetti.
Il dirigente non nasceva dirigente. Cominciava da giù, imparava il lavoro, poi, pian piano e sempre che non fosse un cialtrone, imparava a dirigere il lavoro. E da sopra, essendo stato sotto, capiva meglio quel che avveniva.
Ora c'è la Bocconi e c'è Giuliano Amato.
Il figlio di Giuliano (è solo un esempio) non può cominciare da giù: è una legge di natura.
Pazienza, se ci sono effetti collaterali. La vostra povertà, se siete poveri, è un effetto collaterale. Sgradevole ma inevitabile, ammetterebbe il socialista Giuliano Amato.
I nostri dirigenti sono dei cialtroni.
Può darsi che siate poveri perché un cinese ha preso ad essere ricco al posto vostro lavorando sodo ventitré ore al giorno. Può darsi invece che siate poveri perché il vostro vicino di casa, che non ha particolari doti umane, anzi è richiesto il contrario, ma è intimo di Denis Verdini (è solo un esempio), ha preso ad avere un tenore di vita esageratamente sfarzoso oziando ventitré ore al giorno.
Nulla si crea e nulla si distrugge.
Così va il mondo.
Ieri ho partecipato ad un'assemblea sindacale di operai metallurgici.
Quel che stupisce non sono le dinamiche orwelliane di riscrittura del passato. Il sindacato, per dirne una, accusa i lavoratori di aver tollerato il ricorso al subappalto, quando ieri, e contro i lavoratori, sosteneva che tale ricorso (e contestuali "cassa integrazione", licenziamenti per i lavoratori stessi) fosse "strategico" (e quindi auspicabile, e quindi da sostenersi, e di ciò voleva convincere i lavoratori) per l'azienda.
Ed infatti lo era, strategico. Per i padroni dell'azienda.
Le cose vanno bene.
Le cose vanno bene quando c'è un equilibrio dei poteri e gli interessi contrapposti sono regolati da una dialettica tra le parti. Dialettica anche violenta eppure dialettica.
Quindi le cose vanno bene. Da una parte c'è Confindustria, o Federmeccanica, o la Meretrice di Babilonia, che cura gli interessi dei padroni. Dall'altra c'è il Sindacato, o la Triplice, o la Trimurti, che cura gli interessi dei padroni.
Tutto va per il meglio. Ed infatti state perdendo il posto di lavoro mentre, nel gioco delle parti o nella dialettica degli interessi contrapposti se preferite, il comunista Luciano Uras suda sette camicie in Parlamento (sperando sia previsto anche il rimborso per le spese di lavanderia) per difendere i vostri diritti e voi ne sognate quando giunge la sera.
Fortuna che c'è Pietro Ichino.
Quel che stupisce non è la funzione di "ascensore sociale" del sindacato. Se non riesce a, per limiti culturali o non vuole per limiti finanche criminali, difendere i diritti dei lavoratori almeno riesce, e forse è rimasta l'unica entità capace di siffatti miracoli, a promuovere il singolo lavoratore che per furbizia, lungimiranza, pervicacia o (può persino capitare) incolpevole buona fede, abbia la ventura di cominciare quel percorso che da semplice rappresentante dei lavoratori (RSU) porta talvolta, ma a saperci fare, fino agli scranni di Montecitorio o Palazzo Madama.
Quel che stupisce (si fa per dire) è invece la mancata funzione di "ascensore culturale", ovvero, in parole povere, colpisce, il povero, ma di un povero che si fa grottesco, eloquio del sindacalista.
Ora, non c'è in me nessuna aristocratica (il mio pulpito sta molto in basso) volontà di infierire sul povero (io stesso lo sono) perché povero o sul povero perché ignorante (io stesso lo sono). Anche se, non fa male ricordarlo, l'edizione più prestigiosa dell'opera omnia di un Kafka, un Dostoevskij o un Voltaire (o tutte tre insieme) costa una frazione, e insignificante, del prezzo di un televisore al plasma e non sempre si trova nella casa dei poveri (e se fossimo alla radice del problema?). Il televisore al plasma sì, si trova. E pure l'abbonamento a Sky.
Voglio solo, nel mio piccolo, dire che c'è da ridere. Ed infatti, nelle assemblee, se ne ride. Di un riso amaro, però.
Perché quel linguaggio è solo lo specchio che riflette l'immagine del marziano antropologicamente mutato ch'è divenuto l'operaio, meglio, il sindacalista, oggi. Nell'epoca di Tweeter e di Facebook. E di Ballarò.
E in quel un mare increspato grigio scostante inquinato di aggettivi sballati, congiuntivi alienati, brillano, isole lussureggianti, libidinoso contrappunto, sempre a sproposito, citazioni, estrapolazioni fantasiose, deliranti interpretazioni del pensiero della Concita dal Santoro o dell'Irene dal Floris.
Esilarante quanto impossibile da descriversi. Nemmeno un Gadda saprebbe! Bisogna ascoltarlo.
E, ad averci l'ironia giusta e la giusta filosofia, ci convinceremmo che quello spettacolo di incolpevole maestria è esempio di inarrivabile teatro concessa solo a noi, classe operaia, privilegiata dunque, se solo per noi si rappresenta, e senza repliche, un'opera tale.
Non ci resta che ridere.
Chissà quanto, vedendoli sfilare con le belle bandiere, e sentendoli parlare, ne piangerebbe Pasolini.

lunedì 25 febbraio 2013

La speranza

La speranza è un essere piumato che si posa sull'anima, canta melodie senza parole e non finisce mai.
Emily Dickinson

sabato 29 settembre 2012

Il gioco

Questo stato di cose viene accettato dalle sinistre: perché non c'è altra alternativa a tale accettazione che quella di restare fuori dal gioco.
Pier Paolo Pasolini

sabato 23 giugno 2012

Antico e moderno

La filosofia antica ci insegnava ad accettare la nostra morte. La filosofia moderna la morte degli altri.
Michel Foucault

domenica 17 giugno 2012

Come in uno specchio

Tu ti sei messo in testa che esista qualcosa come una natura umana che verrebbe talmente oltraggiata da ciò che noi stiamo facendo da ribellarsi contro di noi. Ma siamo noi a creare la natura umana. Gli uomini sono infinitamente malleabili. Oppure sei tornato a capo a quella tua vecchia idea che i proletari e gli schiavi si rivolteranno e ci abbatteranno? Mettitelo bene in testa. Essi sono impotenti e disarmati, come gli animali.
"1984"

Tu vuoi andare e vai al mondo con le mani vuote, con non so quale promessa di una libertà che gli uomini, nella semplicità e nella innata intemperanza loro, non possono neppur concepire, che essi temono e fuggono, giacché nulla mai è stato per l’uomo e per la società umana piú intollerabile della libertà! Vedi Tu invece queste pietre in questo nudo e infocato deserto? Mutale in pani e l’umanità sorgerà dietro a Te come un riconoscente e docile gregge, con l’eterna paura di vederti ritirare la Tua mano, e di rimanere senza i Tuoi pani.
"Il grande inquisitore"

Bispensiero

Bipensiero sta a significare la capacità di condividere simultaneamente due opinioni palesemente contraddittorie e di accettarle entrambe. L’intellettuale di Partito sa in quale direzione i suoi ricordi debbono essere alterati: sa quindi perfettamente che sottopone la realtà ad un processo di aggiustamento; ma mediante l’esercizio del bipensiero riesce nel frattempo a persuadere se stesso che la realtà non è violata. Il procedimento ha da essere conscio, altrimenti non riuscirebbe ad essere condotto a termine con sufficiente precisione, ma deve essere anche inconscio perché altrimenti non saprebbe andar disgiunto da un senso vago di menzogna e quindi di colpa, ed ancora sapere e non sapere. Essere cosciente della suprema verità nel mentre che si dicono ben architettate menzogne, condividere contemporaneamente due opinioni che si annullano a vicenda, sapere che esse sono contraddittorie e credere in entrambe. Usare la logica contro la logica.
Eric Arthur Blair

sabato 22 agosto 2009

Durante il ventennio

Durante il Ventennio, si facevano le guerre coloniali (Afghanistan, Iraq, ...) e si aprivano campi di concentramento e deportazione (Elmas, Lampedusa, Ponte Galeria, ... ), e di sterminio (Mare Mediterraneo, Libia, ... ). Durante il Ventennio, venne re-introdotta la schiavitù ("i migranti ci servono perché fanno i lavori che noi non vogliamo fare"). Ciononostante, durante il Ventennio, i treni non arrivavano in orario e talvolta non arrivavano affatto (per far straguadagnare Lorsignori si risparmiava su manutenzione e controlli, ... ed era saltata in aria mezza Viareggio).
Durante il Ventennio, vennero soppresse libertà individuali e collettive: alle popolazioni erano imposte, con manganelli e incarcerazioni, scelte dannose per la salute (fisica, civica, morale) come il TAV, il "Dal Molin", i termovalorizzatori (valorizzatori di tumori) e le Megadiscariche.
Durante il Ventennio non ci fu l'Aventino.
Anzi, Fassino andava da Maria De Filippi. E amava puntualizzare (rivendicava) come "respingimenti", e contestuali stragi in mare e in Libia, non fossero prerogativa della Destra, fascista, razzista, rozza e ignorante, ma avessero avuto notevole impulso anche coi governi cosiddetti di Centrosinistra.
Durante il Ventennio, il Presidente della Repubblica, che per un curioso caso di omonimia aveva lo stesso nome dell'inventore (insieme all'adorabile Livia Turco) dei campi di concentramento per migranti, si batteva contro i campi di concentramento per migranti.
Durante il Ventennio, il Presidente della Repubblica, che per un curioso caso di omonimia aveva lo stesso nome del leader dei miglioristi (coloro che, a Sinistra, amoreggiavano col Ghino di Tacco, lestofante latitante, nonché affamatore della classe operaia, pertanto politicamente responsabile delle morti sul lavoro, ché derivano sempre dalla fame e dall'oppressione), si batteva contro le morti sul lavoro. Che derivano dalla fame e dalla oppressione.
Durante il Ventennio, il Presidente del Consiglio dei Ministri, palazzinaro piduista, cavaliere con stalliere, mafioso, e decine di processi a carico, si vantò di aver sconfitto la mafia. Grazie al Prefetto Mori o al Generale Mori?
Durante il Ventennio, chi si faceva gli affari suoi campava bene.
Ed era pronto a giurare che non ci fosse un regime.
I ventennii si susseguono. La storia si ripete.
Sempre in forma di tragedia.

Rivoluzionari

"Non era la rivoluzione a spaventarlo, ma i rivoluzionari."
Dirk Bogarde, in Providence, 1977.

Moby Dick

 


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Non si può non amare Moby Dick. E non si possono non amare Gabriella Caramore e il suo "Uomini e Profeti".

sabato 15 agosto 2009

Piddì

Un partito di morti elegge un cadavere a segretario.
Tutto va per il meglio. Finché si rimane entro il perimetro del camposanto.

C'era una volta

I partiti non fanno più politica. I partiti hanno degenerato e questa è l'origine dei malanni d'Italia [...] I partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela: scarsa o mistificata conoscenza della vita e dei problemi della società e della gente, idee, ideali, programmi pochi o vaghi, sentimenti e passione civile, zero. Gestiscono interessi, i più disparati, i più contraddittori, talvolta anche loschi, comunque senza alcun rapporto con le esigenze e i bisogni umani emergenti, oppure distorcendoli, senza perseguire il bene comune. La loro stessa struttura organizzativa si è ormai conformata su questo modello, e non sono più organizzatori del popolo, formazioni che ne promuovono la maturazione civile e l'iniziativa: sono piuttosto federazioni di correnti, di camarille, ciascuna con un "boss" e dei "sotto-boss". [...] I partiti hanno occupato lo Stato e tutte le sue istituzioni, a partire dal governo. Hanno occupato gli enti locali, gli enti di previdenza, le banche, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la Rai TV, alcuni grandi giornali.[...] Tutte le "operazioni" che le diverse istituzioni e i loro attuali dirigenti sono chiamati a compiere vengono viste prevalentemente in funzione dell'interesse del partito o della corrente o del clan cui si deve la carica. Un credito bancario viene concesso se è utile a questo fine, se procura vantaggi e rapporti di clientela; un'autorizzazione amministrativa viene data, un appalto viene aggiudicato, una cattedra viene assegnata, un'attrezzatura di laboratorio viene finanziata, se i beneficiari fanno atto di fedeltà al partito che procura quei vantaggi, anche quando si tratta soltanto di riconoscimenti dovuti. [...] Molti italiani, secondo me, si accorgono benissimo del mercimonio che si fa dello Stato, delle sopraffazioni, dei favoritismi, delle discriminazioni. Ma gran parte di loro è sotto ricatto. Hanno ricevuto vantaggi (magari dovuti, ma ottenuti solo attraverso i canali dei partiti e delle loro correnti) o sperano di riceverne, o temono di non riceverne più. [...] La questione morale non si esaurisce nel fatto che, essendoci dei ladri, dei corrotti, dei concussori in alte sfere della politica e dell'amministrazione, bisogna scovarli, bisogna denunciarli e bisogna metterli in galera. La questione morale, nell'Italia d'oggi, fa tutt'uno con l'occupazione dello stato da parte dei partiti governativi e delle loro correnti, fa tutt'uno con la guerra per bande, fa tutt'uno con la concezione della politica e con i metodi di governo di costoro, che vanno semplicemente abbandonati e superati. Ecco perché dico che la questione morale è il centro del problema italiano. [...] Noi sostenemmo che il consumismo individuale esasperato produce non solo dissipazione di ricchezza e storture produttive, ma anche insoddisfazione, smarrimento, infelicità e che, comunque, la situazione economica dei paesi industializzati - di fronte all'aggravamento del divario, al loro interno, tra zone sviluppate e zone arretrate, e di fronte al risveglio e all'avanzata dei popoli dei paesi ex-coloniali e della loro indipendenza - non consentiva più di assicurare uno sviluppo economico e sociale conservando la "civiltà dei consumi", con tutti i guasti, anche morali, che sono intrinseci ad essa. La diffusione della droga, per esempio, tra i giovani è uno dei segni più gravi di tutto ciò e nessuno se ne dà realmente carico. Ma dicevamo dell'austerità. Fummo i soli a sottolineare la necessità di combattere gli sprechi, accrescere il risparmio, contenere i consumi privati superflui, rallentare la dinamica perversa della spesa pubblica, formare nuove risorse e nuove fonti di lavoro. Dicemmo che anche i lavoratori avrebbero dovuto contribuire per la loro parte a questo sforzo di raddrizzamento dell'economia, ma che l'insieme dei sacrifici doveva essere fatto applicando un principio di rigorosa equità e che avrebbe dovuto avere come obiettivo quello di dare l'avvio ad un diverso tipo di sviluppo e a diversi modi di vita (più parsimoniosi, ma anche più umani). Questo fu il nostro modo di porre il problema dell'austerità e della contemporanea lotta all'inflazione e alla recessione, cioè alla disoccupazione. Precisammo e sviluppammo queste posizioni al nostro XV Congresso del marzo 1979: non fummo ascoltati. [...] Il costo del lavoro va anch'esso affrontato e, nel complesso, contenuto, operando soprattutto sul fronte dell'aumento della produttività. Voglio dirle però con tutta franchezza che quando si chiedono sacrifici al paese e si comincia con il chiederli - come al solito - ai lavoratori, mentre si ha alle spalle una questione come la P2, è assai difficile ricevere ascolto ed essere credibili. Quando si chiedono sacrifici alla gente che lavora ci vuole un grande consenso, una grande credibilità politica e la capacità di colpire esosi e intollerabili privilegi. Se questi elementi non ci sono, l'operazione non può dirsi riuscita.
Enrico Berlinguer

domenica 19 aprile 2009

Un convegno sull'eolico

C'è chi è favorevole alle energie rinnovabili.
C'è chi è favorevole a speculare sulle energie rinnovabili.
C'è chi confonde queste due posizioni.
Parafrasando don Lorenzo Milani, potremmo dire: l'ignoranza non è più una virtù.
Nell'epoca in cui la nostra "capacità di distruggere" supera la nostra "capacità di immaginare", il "non voler sapere", il "nascondersi dietro gli slogan", il "non prendersi cura", è colpa grave.
Ora che gli speculatori e i confusi hanno disseminato la Sardegna di torri eoliche alte come palazzi di cinquanta piani (e continueranno a farlo allegramente), perché ciò ridurrebbe le emissioni in atmosfera (e solo incidentalmente riempie le tasche dei primi), andate a chiedere agli entusiasti amministratori sedicenti ambientalisti (confondono il verde dell'ambiente con quello delle loro casse) di quanto si siano ridotte tali emissioni, di quanto sia diminuito l'uso di carbone, petrolio, termovalorizzatori, nella produzione di energia elettrica, in Sardegna.
Naturalmente, non vi sapranno rispondere: hanno altro a cui pensare.
Ma voi chiedetelo e chiedetevelo.

Un convegno sull'eolico:
http://www.radioradicale.it/scheda/275844/il-paesaggio-sotto-attacco-la-questione-eolica

giovedì 16 aprile 2009

Scusate, ma io non darò neanche un centesimo

di Giacomo di Girolamo
[Fonte: Marsala.it]

Scusate, ma io non darò neanche un centesimo di euro a favore di chi
raccoglie fondi per le popolazioni terremotate in Abruzzo. So che la mia
suona come una bestemmia. E che di solito si sbandiera il contrario, senza
il pudore che la carità richiede. Ma io ho deciso. Non telefonerò a nessun
numero che mi sottrarrà due euro dal mio conto telefonico, non manderò
nessun sms al costo di un euro. Non partiranno bonifici, né versamenti alle
poste. Non ho posti letto da offrire, case al mare da destinare a famigliole
bisognose, né vecchi vestiti, peraltro ormai passati di moda.

Ho resistito agli appelli dei vip, ai minuti di silenzio dei calciatori,
alle testimonianze dei politici, al pianto in diretta del premier. Non mi
hanno impressionato i palinsesti travolti, le dirette no - stop, le scritte
in sovrimpressione durante gli show della sera. Non do un euro. E credo che
questo sia il più grande gesto di civiltà, che in questo momento, da
italiano, io possa fare.

Non do un euro perché è la beneficienza che rovina questo Paese, lo
stereotipo dell'italiano generoso, del popolo pasticcione che ne combina di
cotte e di crude, e poi però sa farsi perdonare tutto con questi slanci nei
momenti delle tragedie. Ecco, io sono stanco di questa Italia. Non voglio
che si perdoni più nulla. La generosità, purtroppo, la beneficienza, fa da
pretesto. Siamo ancora lì, fermi sull'orlo del pozzo di Alfredino, a vedere
come va a finire, stringendoci l'uno con l'altro. Soffriamo (e offriamo) una
compassione autentica. Ma non ci siamo mossi di un centimetro.

Eppure penso che le tragedie, tutte, possono essere prevenute. I pozzi
coperti. Le responsabilità accertate. I danni riparati in poco tempo. Non do
una lira, perché pago già le tasse. E sono tante. E in queste tasse ci sono
già dentro i soldi per la ricostruzione, per gli aiuti, per la protezione
civile. Che vengono sempre spesi per fare altro. E quindi ogni volta la
Protezione Civile chiede soldi agli italiani. E io dico no. Si rivolgano
invece ai tanti eccellenti evasori che attraversano l'economia del nostro
Paese.
E nelle mie tasse c'è previsto anche il pagamento di tribunali che
dovrebbero accertare chi specula sulla sicurezza degli edifici, e dovrebbero
farlo prima che succedano le catastrofi. Con le mie tasse pago anche una
classe politica, tutta, ad ogni livello, che non riesce a fare nulla, ma
proprio nulla, che non sia passerella.

C'è andato pure il presidente della Regione Siciliana, Lombardo, a visitare
i posti terremotati. In un viaggio pagato - come tutti gli altri - da noi
contribuenti. Ma a fare cosa? Ce n'era proprio bisogno?
Avrei potuto anche uscirlo, un euro, forse due. Poi Berlusconi ha parlato di
"new town" e io ho pensato a Milano 2 , al lago dei cigni, e al neologismo:
"new town". Dove l'ha preso? Dove l'ha letto? Da quanto tempo l'aveva in
mente?

Il tempo del dolore non può essere scandito dal silenzio, ma tutto deve
essere masticato, riprodotto, ad uso e consumo degli spettatori. Ecco come
nasce "new town". E' un brand. Come la gomma del ponte.

Avrei potuto scucirlo qualche centesimo. Poi ho visto addirittura Schifani,
nei posti del terremoto. Il Presidente del Senato dice che "in questo
momento serve l'unità di tutta la politica". Evviva. Ma io non sto con voi,
perché io non sono come voi, io lavoro, non campo di politica, alle spalle
della comunità. E poi mentre voi, voi tutti, avete responsabilità su quello
che è successo, perché governate con diverse forme - da generazioni - gli
italiani e il suolo che calpestano, io non ho colpa di nulla. Anzi, io sono
per la giustizia. Voi siete per una solidarietà che copra le amnesie di una
giustizia che non c'è.

Io non lo do, l'euro. Perché mi sono ricordato che mia madre, che ha servito
lo Stato 40 anni, prende di pensione in un anno quasi quanto Schifani
guadagna in un mese. E allora perché io devo uscire questo euro? Per
compensare cosa? A proposito. Quando ci fu il Belice i miei lo sentirono
eccome quel terremoto. E diedero un po' dei loro risparmi alle popolazioni
terremotate.

Poi ci fu l'Irpinia. E anche lì i miei fecero il bravo e simbolico
versamento su conto corrente postale. Per la ricostruzione. E sappiamo tutti
come è andata. Dopo l'Irpinia ci fu l'Umbria, e San Giuliano, e di fronte lo
strazio della scuola caduta sui bambini non puoi restare indifferente.

Ma ora basta. A che servono gli aiuti se poi si continua a fare sempre come
prima?
Hanno scoperto, dei bravi giornalisti (ecco come spendere bene un euro:
comprando un giornale scritto da bravi giornalisti) che una delle scuole
crollate a L'Aquila in realtà era un albergo, che un tratto di penna di un
funzionario compiacente aveva trasformato in edificio scolastico, nonostante
non ci fossero assolutamente i minimi requisiti di sicurezza per farlo.

Ecco, nella nostra città, Marsala, c'è una scuola, la più popolosa, l'Istituto
Tecnico Commerciale, che da 30 anni sta in un edificio che è un albergo
trasformato in scuola. Nessun criterio di sicurezza rispettato, un edificio
di cartapesta, 600 alunni. La Provincia ha speso quasi 7 milioni di euro d'affitto
fino ad ora, per quella scuola, dove - per dirne una - nella palestra lo
scorso Ottobre è caduto con lo scirocco (lo scirocco!! Non il terremoto! Lo
scirocco! C'è una scala Mercalli per lo scirocco? O ce la dobbiamo
inventare?) il controsoffitto in amianto.

Ecco, in quei milioni di euro c'è, annegato, con gli altri, anche l'euro
della mia vergogna per una classe politica che non sa decidere nulla, se non
come arricchirsi senza ritegno e fare arricchire per tornaconto.
Stavo per digitarlo, l'sms della coscienza a posto, poi al Tg1 hanno
sottolineato gli eccezionali ascolti del giorno prima durante la diretta sul
terremoto. E siccome quel servizio pubblico lo pago io, con il canone, ho
capito che già era qualcosa se non chiedevo il rimborso del canone per
quella bestialità che avevano detto.

Io non do una lira per i paesi terremotati. E non ne voglio se qualcosa
succede a me. Voglio solo uno Stato efficiente, dove non comandino i furbi.
E siccome so già che così non sarà, penso anche che il terremoto è il gratta
e vinci di chi fa politica. Ora tutti hanno l'alibi per non parlare d'altro,
ora nessuno potrà criticare il governo o la maggioranza (tutta, anche quella
che sta all'opposizione) perché c'è il terremoto. Come l'11 Settembre, il
terremoto e l'Abruzzo saranno il paravento per giustificare tutto.

Ci sono migliaia di sprechi di risorse in questo paese, ogni giorno. Se solo
volesse davvero, lo Stato saprebbe come risparmiare per aiutare gli
sfollati: congelando gli stipendi dei politici per un anno, o quelli dei
super manager, accorpando le prossime elezioni europee al referendum. Sono
le prime cose che mi vengono in mente. E ogni nuova cosa che penso mi monta
sempre più rabbia.

Io non do una lira. E do il più grande aiuto possibile. La mia rabbia, il
mio sdegno. Perché rivendico in questi giorni difficili il mio diritto di
italiano di avere una casa sicura. E mi nasce un rabbia dentro che diventa
pianto, quando sento dire "in Giappone non sarebbe successo", come se i
giapponesi hanno scoperto una cosa nuova, come se il know - how del Sol
Levante fosse solo un' esclusiva loro. Ogni studente di ingegneria fresco di
laurea sa come si fanno le costruzioni. Glielo fanno dimenticare all'atto
pratico.

E io piango di rabbia perché a morire sono sempre i poveracci, e nel
frastuono della televisione non c'è neanche un poeta grande come Pasolini a
dirci come stanno le cose, a raccogliere il dolore degli ultimi. Li hanno
uccisi tutti, i poeti, in questo paese, o li hanno fatti morire di noia.
Ma io, qui, oggi, mi sento italiano, povero tra i poveri, e rivendico il
diritto di dire quello che penso.
Come la natura quando muove la terra, d'altronde.

giovedì 31 luglio 2008

Undici donne povere ed una ricca (2006)

[commento richiestomi e pubblicatomi, ma con altro titolo, dal Il Giornale di Sardegna, nel periodo in cui Renato si era messo in testa di regalare le miniere del Sulcis per farci alberghi e campi da golf]

Il 4 maggio 1871, nella miniera di Montevecchio, un gruppo di donne, finito il duro lavoro, tornò al dormitorio. Era il luogo della solidarietà, della condivisione, ma anche delle liti furibonde: per un po’ di pane, di lardo, un uovo, una cipolla. Erano fame e sofferenza.
L'inverno la stagione più temuta. Fortuna che era finito!
Da poco era stato costruito un serbatoio per l’acqua della vicina laveria, sopra la baracca.
Alle 18,30 venne giù. Sfondò il tetto. Ne uccise undici.
La più vecchia cinquanta anni, la più giovane dieci.
Non risultarono responsabilità, «essendo che l'ingegnere stesso al quale sono affidati gli esterni lavori dello stabilimento pochi minuti prima della catastrofe passeggiava fiducioso sull'argine rovinato del serbatoio», chiarì il sottoprefetto.

La moglie dell’industriale brianzolo, nella camera dell’Albergo dei Minatori Golf Club di Naracauli, 140 anni dopo, tirò la maniglia dello sciacquone.
Le stanze erano very trendy, impregnate di sardità. Pietre e legni ricercati.
Come un secolo prima, l’acqua venne giù furente. Costellando di schizzi la gonna di Prada.
Adirata, chiamò il boy della reception, che, mortificato, si scusò con accento settentrionale. Era sardo. Risultarono responsabilità della chambermaid e del manutentore.
Il maelström del cesso si era risucchiato la dignità di un popolo.

Fin dagli indomiti Shardana, navigatori guerrieri, l’acqua, in farsa e in tragedia, aveva segnato il povero destino dei sardi. Rubata alle comunità, innaffiava placida il green oltre la finestra.

Mettiamola così. C’è un parco che non funziona e amministratori che chiedono sviluppo.
A nessuno passa per la testa che ci siamo sviluppati fin troppo, siamo quel quinto di umanità che divora quattro quinti delle risorse del pianeta, la corsa all’accaparramento provoca le guerre, avanti di questo passo il tracollo socio ambientale sarà inevitabile, si debba, e si possa, aumentare il ben essere tramite ridistribuzione e cura anziché saccheggio?
Duecentosessantamila metri cubi di cemento. Quattro posti da cameriere. Bonifica a spese della collettività. E costerà, ammettono, da dieci a cento volte il ricavato della vendita. Un capolavoro.
La terra piano piano si è ripresa quei luoghi. E quelle rovine, monumento al dolore e alla fatica, custodiscono le nostre radici. Un patrimonio enorme in termini ambientali, culturali, identitari.
Regaliamolo a lorsignori.

Io e Renato

Ho incontrato Renato tre volte.
La prima durante una manifestazione. Un "25 aprile" o un "1° maggio", non ricordo.
Gli chiesi, insieme ad altri, la disponibilità della Regione a concedere una struttura che potesse ospitare "La casa della pace".
Rimasi favorevolmente impressionato dalla facilità con cui il Principe si lasciava avvicinare.
Rimasi favorevolmente impressionato dalla sua risposta. Sì.
Poi la Casa non si è fatta, per responsabilità delle nostre associazioni che non si sono mai decise sul cosa, sul come, sul quando.
La seconda volta, lui mi vide io no. Facevamo un teatro casereccio e "di piazza", al Bastione, contro quella che si chiamava un tempo la "proliferazione nucleare". Era l'anniversario di Hiroshima, e c'erano tre parti: il Passato (che ricostruiva, attraverso la follia di Claude Eatherly, il pilota che sgancia la bomba, e il suo carteggio con Guenther Anders, gli attimi del bombardamento), il Presente (con un dialogo assurdo tra un Ottimista e un Criticone, alla Karl Kraus, si evidenziava la questione dell'"uranio impoverito", e delle basi atomiche e militari in Sardegna), e il Futuro (che prospettava due scenari alternativi: la "presa di coscienza", o "lo sterminio atomico") - oggi un signore che si chiama Scajola, fa il ministro, e non legge né Anders né Kraus (e molto altro), vuole costruire un po' di centrali nucleari: se noi non ci occupiamo di politica, la politica si occupa di noi, e ci fotte allegramente.
In ogni caso, quando mi rividi in un video capii che da grande non avrei fatto l'attore.
Anche Renato mi vide, in quell'occasione, e me lo ricordò la terza volta che l'incontrai.
Insieme a Gianvalerio, si erano messi in testa di vendere le miniere del Sulcis. Per farci alberghi a cinque stelle e campi da golf.
La cosa ci fece andare in bestia: era l'unica parte di Sardegna - pur nel degrado, ma è una decadenza che si fa poesia -, a non essere stata ancora trasformata in "villaggio vacanze". Gli scatenammo contro una gran cagnara.
Intendiamoci: eravamo quattro gatti che, nell'indifferenza o nell'ostilità di una larga parte della popolazione (bisogni reali? bisogni imposti dalla pubblicità e da modelli culturali suicidi? Molto ci sarebbe da dire), cercavano di combattere contro i Ligresti e i Tronchetti Provera.
Con altre motivazioni, vogliamo credere, tentarono di salire sulla nostra barchetta anche specchiati ambientalisti del calibro di Mauro Pili, od organizzazioni come la Cisl. Preferiamo tacerne.
Renato e Gianvalerio ci convocarono in Regione, e ci dissero che al posto dei serbatoi arrugginiti, al posto di quella reggia babilonese ch'è Naracauli (laveria Brassey, 1899) ci sarebbero stati ottimi alberghi per signori. Noi inorridimmo.
Proponemmo alternative, che dalla cura, e non dal saccheggio e dalla svendita, del territorio traessero anche opportunità di reddito per le popolazioni.
Piccole opportunità di reddito. Forse superiori a quanto si otterrebbe da progetti faraonici dispensatori solo di briciole e sfruttamento.
Renato disse che non aveva niente contro i campi da golf, anzi ne avrebbe visto bene uno ogni 3 chilometri, in Sardegna. Tentammo di far capire che c'erano molte ragioni per opporsi ai campi da golf. Proponemmo l'albergo diffuso. Ci dissero che quello di Naracauli sarebbe stato "diffuso": la hall da una parte, le camere da un'altra. Non ci eravamo capiti.
Dialogo tra sordi.
La conversazione cadde anche sulle concessioni all'utilizzo delle spiagge da parte di alberghi, stabilimenti, chioschi. Dissero che c'era il far west, che avrebbero dovuto metterci mano. Da quel che si vede nelle spiagge, ho paura l'abbiano fatto.
Poi, non per la nostra brancaleonica opposizione, bensì, con ogni probabilità, perché gli speculatori non fiutarono l'affare, e disertarono gli incontri, le miniere rimasero invendute.
Renato disse di esserne felice: significava che la coscienza ambientale andava crescendo tra i sardi.
Abbiamo paura, ora, sia tornato infelice: si riparla di vendite e concessioni.
Stiamo svegli.

sabato 26 luglio 2008

Dove si parla ancora di venti, spifferi e correnti

In tantissimi avete risposto privatamente al mio messaggio sull'eolico. Avrei preferito lo faceste sul blog, così la discussione avrebbe arricchito tutti.
In ogni caso, e giusto per dissipare qualche dubbio (alcuni mi accusano di preferire il termoelettrico o il nucleare - contro quest'ultimo, firmate su: http://gruppodinterventogiuridico.blog.tiscali.it/ e su http://www.energiaperilfuturo.it/ -, altri di essermi scelto pessimi compagni di strada: no, viaggio solo), per maggior comprensione, e per chi abbia voglia di leggere, sotto trovate alcune risposte a messaggi pervenutimi (messaggi che non pubblico, ovviamente, per ragioni di privacy).
Perdonate se, talvolta, il tono appaia sarcastico o aggressivo, ma si trattava, per così dire, vi assicuro, di "legittima difesa". E perdonate qualche omissis, ma ho dovuto adattare un testo che non è nato per essere pubblico.


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Vi sono più cose in cielo e in terra, Orazio,
di quante non ne sogni la tua filosofia.
AMLETO

Caro .......,

la realtà è complessa, e non sempre ciò che ci appare bianco lo è fino in fondo. E viceversa. Può essere benissimo che le nostre idee coincidano, più di quanto non sembri da questo nostro scambio. Visto che entrambi vorremmo un mondo più giusto e meno inquinato.
Ma le cose non si devono mai semplificare troppo.
Per come sembri metterla tu, sarei anch'io probabilmente felice di scambiare tanti Megawatt prodotti da fonte fossile con tanti Megawatt prodotti da eolico, pur con tutte le controindicazioni che, tuo malgrado, ci sono, che ti ho elencato nella precedente mail, e che hai bollato ricorrendo ai tuoi francesismi. Tieni conto che sono frutto di settimane di ricerca da parte mia, e provengono da fonti sicuramente attendibili; o, se vuoi, da anni di studio da parte di altri "ingegneri ....." o esperti di varia natura. Insomma: lo dico io ma non lo dico solo io.
Poi mi potrai anche raccontare che torri alte 150 metri si posino sul terreno senza fondamenta. O che le cicogne di Pabillonis adorino il calduccio della "navicella" (per correre miglior acque alza le vele ormai la navicella del mio ingegno), che, a tuo dire, si trasformerebbe in un'arca di Noé ("aumentano tutte le specie"); e non si sfracellino contro le pale. Tu sarai pure del settore, ma la LIPU, ch'è del settore quasi quanto te, sembra pensarla diversamente (http://www.lipucapitanata.it/ ; ci sono una serie di documenti sull'argomento che varrà la pena leggersi: http://www.lipucapitanata.it/areadownload.htm).
E anche Italia Nostra, gli Amici della Terra, ...
Quanto poi al "fluido in uscita", sarà anche impoverito di energia, visto che in larga parte se la pigliano le pale, a ciò servono, ma il vento, in natura, evidentemente si comporta diversamente dalle torri eoliche: lui soffia, e l'erba cresce (da sempre); le pale girano (da qualche anno), e (intorno) l'erba non cresce più. E l'area di "deserto" si estende col tempo: vai a vedere.
Poi sembri dire che le strade siano più dannose ("cani gatti volpi serpenti ricci e tanti altri piccoli animali finiscono uccisi") delle pale.
E' probabile. Anche spararsi pistolettate nei fianchi o darsi martellate sulle ginocchia è, per certi versi, più dannoso. Ma non c'entra nulla. Non è che massacrando un po' di merli in più con le pale, risparmi la vita ai ricci sull'asfalto!
Se potessi scegliere, sceglierei una pala in più e una strada in meno. Se potessi scegliere, sceglierei una pala in più e una ciminiera in meno. Se potessi scegliere, la pala la metterei in una zona già degradata. Se potessi scegliere, produrrei solo l'energia che serve.
Siccome non posso scegliere; siccome mi impongono una pala in più, una strada in più e una ciminiera in più, allora, come Bartleby: preferirei di no.
E non è tutto fermo, come dici. Tutti i vincoli, giustissimi, posti da Soru, sono stati demoliti a colpi di sentenze del Tar: hanno ripreso ad erigere torri dappertutto. Se vai a leggerti i dossier nazionali, che non sono aggiornati, vedrai che la situazione sarda è descritta come una delle migliori nel panorama desolante del Meridione, grazie al blocco di Soru. Il resto del Sud sta pure peggio.
Stava, pure peggio.
Ma, tornando a noi, potrei pure sopportare, insieme a te, le torri eoliche, che sono "area industriale" nonostante a te possano apparire come una distesa di violette, se queste facessero davvero diminuire, per esempio, il carbone, il petrolio, l'olio combustibile...
Non è così. Ci dobbiamo tenere gli sfasci, le malattie, gli inquinamenti, dovuti alla combustione delle fonti fossili, ed anzi vederli crescere, e gli sfasci dell'eolico. Semplicemente, perché non c'è un piano energetico, che pianifichi la diminuzione dell'uno a favore dell'altro.
E se ci fosse non lo farebbe. Tutto è lasciato a meccanismi economicistici e speculativi. Serve energia (e se non serve la si produce comunque, per venderla), e si raddoppia il carbone, a Porto Torres e Portovesme (leggiti il Pears). Si devono evitare le sanzioni europee su "Kyoto", e si inventano i "certificati verdi". Ma di limitare effettivamente le emissioni in atmosfera, per dirla coi Latini, non ne ..... niente a nessuno. Tant'è che aumentano.
E nel momento in cui tu ti metti a parlare di soldi ("DINAI!!!!") stai cadendo nella loro trappola. Ti dirò di più: in questo concetto sta tutta la crisi della Sinistra. La Sinistra è morta il giorno in cui ha anteposto SU DINAI alle idee; quando ha cominciato a ragionare in termini di "mi conviene" piuttosto che in termini di "è giusto".
"Su dinai" c'è, perché col meccanismo dei "certificati verdi" l'eolico fa arricchire oltre il lecito (a spese della collettività: siamo noi che paghiamo) gli speculatori (e tutto un sottobosco di "facilitatori": si legga l'inchiesta de L'Espresso). E se, senza un intervento equilibrato ed equilibrante, un controllo pubblico pianificatore, lo dai in mano a chi ragiona in termini di "mi conviene" (come anche tu dimostri di stare facendo), inneschi quel meccanismo speculativo, talvolta criminale, che se ne impipa dell'ambiente e del bene comune. E arrivi allo sfascio. Appunto.
Tornando alle questioni tecniche, la Sardegna essendo un'isola, ha maggiori problemi della Spagna (che peraltro, negli ultimi anni, ha visto raddoppiare le emissioni di CO2: nonostante l'eolico? grazie all'eolico?) a "diluire" nella rete le discontinuità dell'eolico, a meno che, non si preveda, e si sta prevedendo, l'aumento della portata e del numero dei cavi sottomarini che ci collegano alla Corsica e al Continente.
Ma questo significa altre devastazioni, altra dissipazione di risorse (economiche, energetiche, ambientali), altri inquinamenti in materiali, pose, manutenzioni. Ma questo significa adottare un'ottica "di mercato", significa "interconnetterci" per esportare energia, significa cercare di produrne sempre più. Sporca o pulita che sia. E non lo lasciano decidere a te.
La regoletta, facile facile, come per le mele o il cocomero, deve essere quella della "filiera corta", quindi dell'autoproduzione. La Sardegna, come tutti, deve tendere a produrre l'energia che le serve (non parliamo del GALSI... quanta altra distruzione!), o i carciofi che consuma, o a smaltire (riciclare) i rifiuti che produce. Se invece si vuole produrre energia da vendere altrove, o importare rifiuti da bruciare qui (Soru, ............., per darsi un tono stoppa l'eolico perché "è brutto" ma vuol costruire inceneritori... che non servono, tantopiù se, come si spera differenziata e riciclaggio aumenteranno; e sono dannosissimi), solo perché "ci conviene", allora diventa facile dimenticare che bruciare rifiuti fa male, produrre energia, anche eolica, fa male.
Dovremmo produrre, e non per farci business, e nella maniera più pulita, meno "impattante" possibile, solo quello di cui abbiamo bisogno, consapevoli che tutto ha un costo, anche in termini ambientali e paesaggistici.
Quindi, ben vengano i pannelli in casa o l'elica in casa. Ma sei tu, a produrre per te. E non l'industriale a distruggere il tuo paesaggio e a lucrarci sopra. Capisci qual è la differenza?
Sicuramente la Sardegna è un ottimo laboratorio, ...... , per studiare l'energia del sole, e rendere più efficienti i sistemi di sfruttamento. Certo, che non vorremmo chilometri e chilometri quadrati di impianti solari industriali! Ma una maggiore diffusione di pannelli "domestici" per autoproduzione, sì; ma coprire i tetti delle case o dei capannoni industriali con pannelli sempre meno "impattanti", sì (pur consapevoli che nemmeno il solare è privo di controindicazioni, naturalmente).
E una relativa proporzionale diminuzione delle fonti inquinanti, però! E' qui che "il sistema" non ci sente! Perché pensano ai soldi, mica alla salute! E se scoprono che da una cosa buona possono spremere milioni, può capitare che quella cosa la facciano. Ma insieme ne fanno cento cattive.
Ma anche quella buona, facendola per interesse, finiscono, in un modo o nell'altro, per rovinarla.
Quando il comportamento virtuoso, ammesso che sia in questo caso ma non è, si vuole intendere come variabile dipendente della speculazione economica e finanziaria, il primo si perde per strada ogni volta che confligga con la seconda.
Ogni volta.
E non esistono soluzioni miracolistiche, non esistono scorciatoie. Non avremo mai botte piena e moglie ubriaca, botte piena e marito sobrio. Tantomeno lasciando decidere agli speculatori cosa sia meglio.
L'eolico non ci salverà. Dormi tranquillo.
La strada migliore è sempre quella del risparmio, della riduzione dei consumi, della sobrietà, della cura del territorio. Per noi e per chi verrà.
Gli spazi per un miglioramento in questa direzione sono enormi. Quanto le forze necessarie a realizzarlo.
Per questo varrebbe la pena di spendersi. Non per appestare il paesaggio o la gente.
L'energia migliore è sempre quella che non c'è bisogno di produrre.



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Per ovvie ragioni in questi giorni sto ricevendo centinaia di mail, e non ce la faccio a rispondere a tutte con la sufficiente attenzione... Cercherò di pubblicare sul blog (http://asinobenjamin.blogspot.com/) le mie considerazioni.
Mi limito a farti notare alcune cose.
1) Non mi interessa gareggiare a chi è più sardo.
2) Buon per te se non emetti CO2; io, per quanto mi è possibile, mi muovo sempre in bicicletta, riciclo al 90-95% i rifiuti (negli ultimi quattro mesi, lo sto monitorando, non ho depositato niente nei contenitori per la raccolta... anche perché bado a non produrne), e ho consumi irrisori di acqua ed elettricità... ma non stiamo parlando di questo, e anche qui non mi interessa gareggiare.
3) Non ho problemi ad ammettere che, se lo vogliamo chiamare così, l'impatto strettamente ambientale dell'eolico sia inferiore a quello di carbone, gas o petrolio... ma un impatto c'è: estetico\simbolico\paesaggistico, ambientale (anche se minore, si diceva), economico (scippo del vento, o mancato introito, fai tu)... e sommando queste cose al fatto che per ragioni tecniche (accettazione limitata per fonti intermittenti) e politico\culturali (colpevolmente non c'è consapevolezza nel mondo politico ma nemmeno tra la popolazione, tenuta volutamente nell'ignoranza, dei danni ambientali; tutto è lasciato alle regole del mercato; importa solo far soldi; non c'è nessun piano energetico che promuova le "rinnovabili" AL POSTO delle "fossili") l'eolico non sostituisce, né può sostituire, le altre fonti ma si somma ad esse (e solo nella misura in cui venga superincentivato, si presti a speculazioni, garantisca utili astronomici)... ovvero, avremo i danni dell'uno e dell'altro... fermo restando che combatto e combatterò anche l'altro (fossile, nucleare, ... E ti prometto altrettanto livore), continuerò ad avversare l'eolico: per avere percentuali di riduzione dei gas serra (teorica, perché di fatto aumentano: guarda la Spagna, che si è votata all'eolico e ha raddoppiato le emissioni) dell'ordine dell'1-2%, devo distruggere tutto il paesaggio?
4) "Posto che vogliamo spostarci in auto...". No! Posto un piffero! E' qui che casca l'asino! Non dobbiamo spostarci, non dobbiamo consumare, non dobbiamo inquinare! Dobbiamo modificare gli "stili di vita". La chiave è tutta qui. Io voglio un mondo diverso. Tu lo vuoi uguale, ma che inquini meno.
5) Sinceramente, della Newcastle italiana, me ne .......! Non credo che lì si morisse o si muoia di meno.
6) "L'eolico va fatto dove c'è vento, integrato con il paesaggio, fuori dalle aree naturalistiche protette, fuori dalle aree turistiche sensibili, fuori dalle aree di pregio..." Ecco, l'hai detto tu! Aggiungici: senza saccheggiare le pubbliche casse, senza favorire la speculazione, e, nel caso, distribuendo gli utili alle popolazioni che ne subiscano l'impatto, all'interno di un piano energetico che ne preveda l'effettiva utilizzabilità, e simmetriche riduzioni dell'utilizzo di fonti inquinanti, e di un piano ambientale che valuti attentamente i danni... ed io e tu andiamo d'accordo! Siccome niente di tutto questo avviene, né quanto dici tu, né quanto aggiungo io, chi pecca d'incoerenza, o, se preferisci, d'ingenuità, mi sa, non sono io.


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Grazie, per la condivisione e la vicinanza... in tutti i sensi: anch'io ho cominciato a rendermi conto dei "guasti" dell'eolico osservando il "parco" che cominciava a nascermi davanti casa.
Puoi "riportare" ovunque le mie osservazioni, ed anzi ne sarò felicissimo, ma non chiedermi di farlo io, perché già mi risulta difficile seguire il modestissimo blog che ho appena creato (http://asinobenjamin.blogspot.com/), o rispondere alle decine di messaggi che mi stanno arrivando.
Tu dici: "è un fatto che divoriamo sempre più energia e che nei nostri paesi non sempre si adottano politiche di risparmio energetico", ed hai focalizzato perfettamente il problema. Su questo fronte dobbiamo lavorare.
Non si adottano politiche di risparmio energetico, le uniche che consentirebbero di dimezzare, o forse più, sperpero di risorse, emissioni e inquinamenti (ed anche guerre ed ingiustizie planetarie), semplicemente perché sarebbe l'unica soluzione (e l'unica efficace) che non permette a lorsignori di riempirsi le tasche. Su tutte le altre sono possibilisti (nucleare, carbone, gas, petrolio, "rinnovabili"), purché ci possano speculare sopra.
E questo si lega all'altra tua affermazione ("è un fatto che divoriamo sempre più energia "): ne divoriamo sempre più perché siamo vittime e carnefici insieme di un modello "culturale" assassino e suicida, di una mutazione antropologica che ci porta dritti dritti all'annientamento del Pianeta.
Serve una "rivoluzione" culturale, una presa di coscienza collettiva.
Professare e seguire la religione laica della sobrietà, della "decrescita", e, però anche, della "redistribuzione" (siamo troppo ricchi, come occidentali rispetto al resto del mondo... ed anche tra di noi, e sempre più, il divario tra ricchi e poveri cresce... e sarebbe ingeneroso chiedere decrescita a chi non è mai cresciuto: quindi, decrescita e redistribuzione equa devono procedere insieme)...
Da posizioni ambientaliste, difendendo l'eolico, mi scrivono: ti preoccupi di salvare i soprammobili (il paesaggio) quando la casa tutta brucia (tracollo climatico ambientale del Pianeta).
Rispondo: volete spegnere l'incendio con un ditale pieno d'acqua (eolico), e, per giunta, dandolo in mano agli incendiari (speculatori, multinazionali), quando sarebbe infinitamente più proficuo chiudere il gas (ridurre drasticamente i consumi).


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Non sarei così ottimista... Secondo me siamo ancor più minoritari (e me lo dimostrano le decine di messaggi che mi stanno arrivando) perché andiamo a toccare uno dei miti della Sinistra... Quello delle "energie rinnovabili"... Buona parte della società (Sinistra integrata, critica, antagonista, comprese) crede che possiamo continuare a fare la vita che facciamo (viaggiando, spendendo e spandendo, riscaldandoci, raffreddandoci, illuminandoci, a dismisura) semplicemente lavandoci la coscienza con un po' di energia pulita... quindi imbestialisce quando fai notare che pulita pulita non è, e che l'unica soluzione sarebbe quella di muoverci meno, consumare meno, e rinunciare ad un sacco di cose (che per alcuni di noi, grazie ad una religiosa ginnastica laica, son divenute superflue, ma che buona parte delle persone, tralasciamo ora ogni discorso sui condizionamenti "culturali", considera fondamentali: guai, a togliere il "viaggiare" dall'immaginario collettivo sinistrese! Ed io invece voglio cominciare anche una battaglia contro i voli "low cost", contro il traffico aereo e gli aeroporti: www.coipiediperterra.org).

Sì, per ragioni secondo me puramente estetiche (non tengo in gran conto l'ambientalismo di Soru) la politica regionale, sull'eolico, sembrava improntata al buon senso. Purtroppo però, il meglio che si possa dire di Soru è che sia un pasticcione presuntoso, e che riesce sempre a farsi bocciare, in un modo o nell'altro, le poche cose buone che gli vengono in testa. Un'altra tesi, non mia, meno benevola, che si fa strada, è che, per ragioni di consenso, voglia sempre dare un colpo al cerchio (ambiente, PPR, tasse sul lusso... ), deboluccio, improbabile, zoppo, ed uno alla botte (quasi stimolando, provocando, col proprio dilettantismo vero o fasullo, altri a darlo: TAR, Corte Costituzionale... , compagni e avversari politici... ), molto più forte, e in senso contrario.

Grazie, grazie comunque per la condivisione e la diffusione.

Il blog c'è già, puoi lasciare le tue considerazioni, se vuoi: http://asinobenjamin.blogspot.com/


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Cosa si intende per paventare? E' vero o non è vero che il Soru aveva bloccato le installazioni eoliche? E' vero o non è vero che una serie di sentenze del TAR, e di norme regionali successive, "per autotutela", a seguito dei ricorsi, hanno dato la stura ad un'infinità di progetti ("tanto che persino 'risulta abrogata la disposizione del Piano Paesaggistico che sancisce il divieto della realizzazione di impianti eolici negli ambiti di paesaggio costieri', TAR Sardegna, aprile 2008)"?
Chi decide quali problemi siano veri e quali fasulli o inesistenti?
Che mi dici di quella che chiameremmo "tecnificazione del paesaggio"?
E' vero o non è vero che di fatto, localmente e globalmente, non un chilo di carbone in meno, ma tanti di più, vengono bruciati, nonostante l'eolico? e se non serve a ridurre le emissioni a cosa serve?
E' vero o non è vero che dovremmo (dovremo) sopportare gli sfasci dell'uno e degli altri?
E' vero o non è vero che avremo più petrolio, più metano, più eolico, più cavi sottomarini, più emissioni...(semplicemente perché non lo lasciano decidere né a me né a te)?
Potremmo parlarne quanto vuoi, ma non cambierebbe granché. Tu sei convinto che quei minimi (ed io aggiungo, trascurabili, e del tutto ipotetici, ed usati strumentalmente, come paravento al business e alla speculazione) miglioramenti ambientali valgano ulteriori ferite inferte al territorio... ed io no.
Lo so che non è colpa dell'eolico in sé. E' colpa dell'uso (o abuso) che se ne fa. E' colpa della cultura sviluppista.
Ma il risultato è quello.


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Paradossalmente ci sono più vicine le persone comuni che vedono senza occhiali ideologici la ferita aperta nel territorio\paesaggio da questi "mostri a vento"... e hanno maturato quel benefico disincanto verso le soluzioni che piovono dall'alto... Che non le tante persone "ambientaliste" o "di sinistra" ma, consciamente o inconsciamente, intimamente sviluppiste... che non riescono ad andare oltre l'aspetto tecnico del "l'eolico non emette CO2"... , del "bisogna produrre più energia", del "ci dobbiamo muovere sempre più"...
L'eolico non emette CO2 ma fa tanti danni... tecnificazione del paesaggio... estetici... ambientali... economici... E ciò ch'è peggio è che non dà nemmeno ciò che promette, visto che per ragioni tecniche, politiche, culturali... non fa diminuire di una virgola le emissioni in atmosfera....


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Grazie a te! Per la condivisione e il sostegno...
Credo potremo fare poco... i parchi sono già in costruzione...
Però è importante informare... che almeno la gente sappia....


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Chiamatela, se volete, "sindrome Nimby", la mia. Lo è, come lo sono le lotte della Val di Susa (No TAV), di Vicenza (No Dal Molin), di Chiaiano (contro discariche ed inceneritori). Lo è, e non ci vedo nulla di male se significa cura, "presa in carico", del proprio territorio.
Non: "non fatelo qui ma fatelo altrove", bensì: "non fatelo qui né altrove". Ovvero, solidarietà con chi ovunque combatte le stesse battaglie.
Dalla dialettica tra diverse, ma non contrapposte, "difese dei territori" si prende consapevolezza condivisa e solidale dei danni di certo "sviluppismo", sempre calato dall'alto, imposto per ragioni di business. Si impara a decidere e capire, a non delegare.
Anche nella vicenda dei rifiuti napoletani, si riscontrano le stesse contraddizioni e luoghi comuni. Intanto, pubblico un intervento di Zanotelli, poi ne parliamo.

Difendendo l'eolico, mi scrivono: ti preoccupi di salvare i soprammobili (il paesaggio) quando la casa tutta brucia (tracollo climatico ambientale del Pianeta). Rispondo: volete spegnere l'incendio con un ditale pieno d'acqua (eolico), e, per giunta, dandolo in mano agli incendiari (speculatori, multinazionali), quando sarebbe infinitamente più proficuo chiudere il gas (ridurre drasticamente i consumi).
Ma non si adottano politiche di risparmio energetico, le uniche che consentirebbero di dimezzare, o forse più, e a costo zero, sperpero di risorse, emissioni e inquinamenti (ed anche guerre ed ingiustizie planetarie), semplicemente perché sarebbero l'unica soluzione (e l'unica efficace) che non permette a lorsignori di riempirsi le tasche. Su tutte le altre sono possibilisti (nucleare, carbone, gas, petrolio, "rinnovabili"), purché ci possano speculare sopra.
A noi, sta di decidere se continuare ad essere complici di questa "gaia danza della morte e del commercio" (Joseph Conrad), o se contrapporre una politica e una lotta che metta al centro la qualità della vita delle persone, delle popolazioni povere, delle generazioni future, la difesa dell'ambiente, di piante e animali, la vita del Pianeta e nel Pianeta.
Ma "non possiamo usare gli attrezzi del padrone per smantellare la casa del padrone" (Audre Lorde), ovvero, non dobbiamo usare gli stessi meccanismi speculatori, prevaricatori, violenti che usano "la politica" e "il capitale" per imporre la loro unica legge.
L'eolico, oltrettutto, è "un cauterio su una gamba di legno" (Jack London), che, ammesso abbia potenzialità, ma, ahimé, sono molto limitate, le perde se viene, come viene, "applicato" in chiave speculativa e "sviluppista".
La strada migliore è sempre quella del risparmio, della riduzione dei consumi, della sobrietà, della cura del territorio. Gli spazi per un miglioramento in questa direzione sono enormi. Quanto le forze necessarie a realizzarlo.
Per questo varrebbe la pena di spendersi. Non per appestare il paesaggio o la gente.
L'unica energia pulita è quella che non c'è bisogno di produrre.