domenica 15 gennaio 2017

STORIE DI NASI, DI CUORI, DI PANCE E DI CANI

Il ministro Minniti, che nacque dalemiano e morirà pure peggio, vuole rilanciare i campi di concentramento per migranti. Uno per regione, dice.
E non contento, come l'odiato Berlusconi vola in Africa a fare accordi con dittatorelli e rais, affinché ci facciano da cane da guardia: coi loro metodi spicci e notoriamente rispettosi dei diritti umani, e in cambio di fiumi di denaro o magari armi (noi Sardi ne costruiamo di eccellenti e adattissime a sventrar bambini), tengano lontano dai nostri occhi la marea di disgraziati che fugge dalle nostre splendide guerre umanitarie. In gergo, fare il lavoro sporco.
Emma Bonino esorta a mettere anche un po' di cuore in codeste faccende, ma il cuore per mettercelo bisogna avercelo.
E potrebbe essere la tragedia personale dell'ottimo Minniti, che sebbene, lombrosianamente, e a proposito di cani da guardia o da salotto, assomigli sempre più ad un dobermann, ed essendo questi ultimi forniti di muscolo cardiaco, non ne ha finora, nella sua carriera eccessivamente lunga, mai dato prova di possesso (Sarà finito, il cuore, dentro un panino? magari il famoso panino di Soru!? Vi ricordate di Soru? Era stato un presidente della Regione Sardegna... ).
Storie orride, da raccontarcele un Gogol o un Bulgakov; ché lo sapevano fare bene.
Ma torniano al buon padre della patria.
Egli, in cuor suo si fa per dire, è in buona fede e vittima di se stesso, ovvero del Potere ("Tu sei il Potere", diceva De Andrè in Storia di un Impiegato). Il Potere plasma le coscienze. Ma le coscienze plasmate, (nelle pseudodemocrazie) plasmano il Potere (che ha bisogno del consenso). Un cane, magari un dobermann, che si morde la coda, insomma. La pancia va in cortocircuito col cervello.
I nostri fratelli maggiori avevano lottato per portare la fantasia al potere. Ci è arrivato lo stomaco.
Ma la pancia, può essere razzista?
Il razzismo presuppone un pensiero. Un pensiero malato, ma un pensiero. La pancia non pensa, qualche volta al massimo gorgoglia.
Minniti, uno statista vero, interpreta il "pensiero" degli Italiani perché ha bisogno dei voti degli Italiani, per perpetuarsi al potere. Io non sono razzista ma, ci dicono loro. Ed hanno ragione.
Secondo Flaiano, i nostri connazionali son sempre pronti a correre in soccorso del vincitore. Devono arrangiarsi, tengono famiglia. Ed infatti nessuno li ha mai visti accanirsi contro un africano ricco.
Siamo figli e vittime del Novecento. Due guerre mondiali e un genocidio. Un imbecille che si credeva Napoleone convinse i Tedeschi (e il Mascelluto, per dirla con Gadda, gli Italiani) a fare guerre in lungo e in largo, e, giacché c'erano, a sterminare un popolo, una "razza". Quindi, è comprensibile, i nostri padri (o i più avvertiti tra loro) ci hanno insegnato a pensare al razzismo come al peggiore dei mali.
E se non fosse così? E se ci fosse di peggio?
Gli Italiani hanno ragione. Loro non sono razzisti ma.
Ma anche peggio.

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