giovedì 31 luglio 2008

IO E RENATO

Ho incontrato Renato tre volte.
La prima durante una manifestazione. Un "25 aprile" o un "1° maggio", non ricordo.
Gli chiesi, insieme ad altri, la disponibilità della Regione a concedere una struttura che potesse ospitare "La casa della pace".
Rimasi favorevolmente impressionato dalla facilità con cui il Principe si lasciava avvicinare.
Rimasi favorevolmente impressionato dalla sua risposta. Sì.
Poi la Casa non si è fatta, per responsabilità delle nostre associazioni che non si sono mai decise sul cosa, sul come, sul quando.
La seconda volta, lui mi vide io no. Facevamo un teatro casereccio e "di piazza", al Bastione, contro quella che si chiamava un tempo la "proliferazione nucleare". Era l'anniversario di Hiroshima, e c'erano tre parti: il Passato (che ricostruiva, attraverso la follia di Claude Eatherly, il pilota che sgancia la bomba, e il suo carteggio con Guenther Anders, gli attimi del bombardamento), il Presente (con un dialogo assurdo tra un Ottimista e un Criticone, alla Karl Kraus, si evidenziava la questione dell'"uranio impoverito", e delle basi atomiche e militari in Sardegna), e il Futuro (che prospettava due scenari alternativi: la "presa di coscienza", o "lo sterminio atomico") - oggi un signore che si chiama Scajola, fa il ministro, e non legge né Anders né Kraus (e molto altro), vuole costruire un po' di centrali nucleari: se noi non ci occupiamo di politica, la politica si occupa di noi, e ci fotte allegramente.
In ogni caso, quando mi rividi in un video capii che da grande non avrei fatto l'attore.
Anche Renato mi vide, in quell'occasione, e me lo ricordò la terza volta che l'incontrai.
Insieme a Gianvalerio, si erano messi in testa di vendere le miniere del Sulcis. Per farci alberghi a cinque stelle e campi da golf.
La cosa ci fece andare in bestia: era l'unica parte di Sardegna - pur nel degrado, ma è una decadenza che si fa poesia -, a non essere stata ancora trasformata in "villaggio vacanze". Gli scatenammo contro una gran cagnara.
Intendiamoci: eravamo quattro gatti che, nell'indifferenza o nell'ostilità di una larga parte della popolazione (bisogni reali? bisogni imposti dalla pubblicità e da modelli culturali suicidi? Molto ci sarebbe da dire), cercavano di combattere contro i Ligresti e i Tronchetti Provera.
Con altre motivazioni, vogliamo credere, tentarono di salire sulla nostra barchetta anche specchiati ambientalisti del calibro di Mauro Pili, od organizzazioni come la Cisl. Preferiamo tacerne.
Renato e Gianvalerio ci convocarono in Regione, e ci dissero che al posto dei serbatoi arrugginiti, al posto di quella reggia babilonese ch'è Naracauli (laveria Brassey, 1899) ci sarebbero stati ottimi alberghi per signori. Noi inorridimmo.
Proponemmo alternative, che dalla cura, e non dal saccheggio e dalla svendita, del territorio traessero anche opportunità di reddito per le popolazioni.
Piccole opportunità di reddito. Forse superiori a quanto si otterrebbe da progetti faraonici dispensatori solo di briciole e sfruttamento.
Renato disse che non aveva niente contro i campi da golf, anzi ne avrebbe visto bene uno ogni 3 chilometri, in Sardegna. Tentammo di far capire che c'erano molte ragioni per opporsi ai campi da golf. Proponemmo l'albergo diffuso. Ci dissero che quello di Naracauli sarebbe stato "diffuso": la hall da una parte, le camere da un'altra. Non ci eravamo capiti.
Dialogo tra sordi.
La conversazione cadde anche sulle concessioni all'utilizzo delle spiagge da parte di alberghi, stabilimenti, chioschi. Dissero che c'era il far west, che avrebbero dovuto metterci mano. Da quel che si vede nelle spiagge, ho paura l'abbiano fatto.
Poi, non per la nostra brancaleonica opposizione, bensì, con ogni probabilità, perché gli speculatori non fiutarono l'affare, e disertarono gli incontri, le miniere rimasero invendute.
Renato disse di esserne felice: significava che la coscienza ambientale andava crescendo tra i sardi.
Abbiamo paura, ora, sia tornato infelice: si riparla di vendite e concessioni.
Stiamo svegli.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

E se ci dovessimo ritrovare a rimpiangerlo? Renato, voglio dire...

Anonimo ha detto...

Consiglio la lettura di "Eros e Priapo", di Carlo Emilio Gadda.

A parte gli scherzi, il personaggio è complesso e sfugge a classificazioni.
Certe venature naif e un qualche fascino (qualità, peraltro, progressivamente perdute nel suo farsi "politico") non ci devono far dimenticare che si tratta di un milionario; pregio o difetto, a seconda dei punti di vista, compatibile solo con mascelle da pescecane.
Si dirà che anche buona parte dei poveri hanno simili dentature, solo difettando di occasioni o capacità, ed è vero.
Ma non si è mai dato di un ricco che ne fosse privo.
Ne consegue un approccio alla vita e alle cose del mondo che non ci piace.
Gli preferiamo Gandhi, Luther King, o, tra i governanti, Thomas Sankara.
Ciò detto, qualità rara, ci appare comunque in buona fede.
Fede che non condividiamo, però.
Ambientalismo estetizzante e di superficie, "identitarismo" più di tasca che di cuore, "vocazione edificatoria" contrabbandata per "antimilitarismo".
Eppure, il miglior esponente che il Partito Democratico possa vantare su tutto il territorio nazionale.
Non è un complimento che gli facciamo. E' una campana a morto per il PD.
Siamo realisti: il sistema dei partiti, pur con degnissime eccezioni che non conosciamo, è prevalentemente associazione a delinquere, peraltro specchio della società che lo esprime, di stampo affaristico e mafioso. Il solo anteporre sempre l'interesse di fazione, cosa riscontrabile dall'ultimo militante di sezione fino ai candidati premier, alle idee che si sostiene di avere, è pratica disgustosa ed eticamente riprovevole.
Noi, vecchi idealisti incalliti, vorremmo dei gesucristi, al potere.
Che il sistema espellerebbe diarroicamente, come corpi estranei.
Sì, nella landa desolata della politica, finiremo pure per rimpiangerlo.