sabato 17 agosto 2013

L'inverno arabo

Molto tempo fa, quando bin "Goldstein" Laden non era stato ancora inventato, ho vissuto (per un anno) in un paese della galassia musulmana. C'era povertà, come da noi, e c'era ingiustizia, come da noi. Gli uomini erano vestiti di bianco e pregavano spesso (non sembravano più infelici dei nostri). Le donne erano vestite di nero e non le si vedeva pregare (non sembravano più infelici delle nostre).
Poi è venuto Obama bin Laden (ho scritto Obama), l'undici settembre "che-il-mondo-non-è-più-lo-stesso", e un po' di guerre per rilanciare l'industria bellica e procurarci un po' di benzina per la Punto.

Ora che abbiamo pacificato (non è così?) l'Afghanistan, l'Iraq, la Libia, e costretto le donne a togliersi il burqa, come piace a noi, potremmo perfino concederci un meritato riposo.
Ma la nostra igienica aspirazione a vivere (e far vivere) nel migliore dei mondi possibili ci rende instancabili. E i nostri servizi segreti hanno lavorato, tanto, per portare la primavera in quei paesi.
Le emissioni in atmosfera, però, son quelle che sono, oramai. C'è il buco dell'ozono, i ghiacci si sciolgono.
Il clima è impazzito ovunque, "non ci sono più le mezze stagioni".

La primavera è stata breve, l'estate non si è vista.
E' arrivato l'inverno.

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